Immigrati, diktat Ue su Schengen: solo 6 mesi di controlli ai confini, poi stop
Arriva il diktat della Comunità Europea sui controlli ai confini interni dei Paesi dell’area Schengen che alcuni Stati hanno messo in atto per proteggersi dai “pendolari” del terrorismo.
Entro sei mesi l’area Schengen di libera circolazione delle persone dovrebbe tornare alla normalità, avverte la Ue, senza più controlli straordinari alle frontiere interne. Una vera e propria follia considerando il fatto che la minaccia terroristica sta scalando e che le indagini di polizia hanno messo in evidenza come diversi terroristi che hanno insanguinato l’Europa in questi mesi sono riusciti a entrare proprio spacciandosi per disperati in fuga.
La Commissione Europea ha deciso di raccomandare ai Paesi che hanno tuttora in piedi, legalmente, controlli straordinari in alcuni tratti di frontiera – Austria, Germania, Danimarca, Svezia e Norvegia – di rimuoverli nel corso dei prossimi sei mesi.
In realtà, la Commissione raccomanda al Consiglio di prorogare l’autorizzazione ai controlli straordinari per l’ultima volta, cosa che ne comporterà la rimozione entro sei mesi: si tratta dell’ultima volta che una proroga può essere concessa a norma di legge. La proroga viene autorizzata poiché, anche se la situazione sul fronte migratorio in Europa continua a stabilizzarsi, «ci sono ancora molti migranti irregolari e richiedenti asilo in Grecia».
In questo periodo, come in precedenza, i controlli di frontiera dovrebbero essere condotti «in modo mirato e limitato, e solo come mezzo di ultima istanza».
La Commissione contemporaneamente, con una raccomandazione, invita gli Stati membri a fare sempre più uso di misure alternative «in grado di
fornire il medesimo livello di sicurezza», come controlli di polizia «proporzionati» nelle aree di confine e lungo le principali arterie di trasporto.
Diversi Stati Ue hanno fatto uso di questi controlli di polizia intensificati nelle aree di confine (tra questi l’Italia), ma per la Commissione non sono misure che possano essere considerate equivalenti ai controlli di confine: costituiscono invece delle buone pratiche, volte ad affrontare «minacce persistenti e accresciute» alla sicurezza interna.
I controlli in vigore, che dovranno essere via via rimossi entro sei mesi, riguardano l’Austria, limitatamente ai confini con Ungheria e Slovenia, la Germania al confine con l’Austria, la Danimarca nei porti che hanno collegamenti marittimi con la Germania e al confine di terra con la Germania.
E ancora: i controlli in vigore riguardano la Svezia nei porti della regione sudoccidentale e sullo spettacolare ponte di Oeresund, che collega il Paese con la Danimarca, la Norvegia nei porti collegati via traghetto con Danimarca, Germania e Svezia. I controlli straordinari erano stati autorizzati, a norma del codice delle frontiere di Schengen, dal Consiglio il 12 maggio 2016, alla luce delle «circostanze eccezionali» previste dal codice per quanto riguarda la permeabilità delle frontiere esterne. I controlli sono stati poi prorogati l’11 novembre 2016 e il 7 febbraio 2017.
La proroga di oggi è la terza, e ultima, concessa agli Stati che hanno ottenuto il via libera ai controlli di frontiera straordinari. Sei mesi viene considerato un periodo congruo per implementare i controlli di polizia mirati, con i quali, a giudizio dell’esecutivo, si possono conseguire i medesimi risultati. In più, nota la Commissione, sono flessibili e possono adattarsi facilmente all’evolversi dei rischi.