Google “si piega” al fisco: verserà 306 milioni all’Agenzia delle entrate
Google si “piega” al fisco italiano sottoscrivendo l’impegno a versare di 306 milioni di euro all’Agenzia delle entrale. Il verbale di “accertamento con adesione” che sigilla l’accordo tra il colosso del web e il fisco italiano è stato firmato dai rappresentanti del gruppo di Mountain View e da quelli delle Entrate. Si chiude così la lite fiscale sul periodo 2002-2015, frutto degli accertamenti condotti dalla Guardia di finanza e coordinate dalla Procura della Repubblica di Milano, stabilendo i criteri con i quali d’ora in poi Google dichiarerà al fisco i redditi societari derivanti dall’attività sul territorio italiano. Del totale dei 306 milioni di euro previsti, 3 verranno versati a titolo di stabile organizzazione.
Google fa pace con il fisco italiano
«Google e l’Agenzia delle Entrate – ha dichiarato un portavoce della multinazionale del web – hanno raggiunto un accordo per risolvere senza controversie le indagini relative al periodo tra il 2002 e il 2015. In aggiunta alle tasse già pagate in Italia per quegli anni, il colosso del web pagherà altri 306 milioni di euro. Di questi – prosegue il portavoce della società – oltre 303 milioni sono attribuiti a Google Italy e meno di 3 milioni a Google Ireland. Google conferma il suo impegno nei confronti dell’Italia e continuerà a lavorare per contribuire a far crescere l’ecosistema online del Paese». Alla società, a fine gennaio 2016, era stato consegnato il “verbale di accertamento” con la contestazione di un’evasione di 300 milioni di euro e successivamente il pubblico ministero milanese Isidoro Palma aveva iscritto nel registro degli indagati per «omessa dichiarazione dei redditi» tre manager della Google Ireland Limited. «Con Google – spiega una nota dell’Agenzia delle entrate – sarà inoltre avviato un percorso per la stipula di accordi preventivi per la corretta tassazione in Italia in futuro delle attività riferibili al nostro Paese. L’Agenzia conferma il suo impegno nel perseguire una politica di controllo fiscale attenta alle operazioni in Italia delle multinazionali del web.