Gli immigrati vengono in Italia per non fare nulla: ecco un’altra prova
Un’altra favola buonista che viene meno, qualle che ai migranti possa essere affidato un compito di volontariato in attesa che lo Stato italiano riconosca loro lo status di rifugiati. Il rischio è che a rispondere sì e a fare “servizio civile” siano pochissimi. Le “risorse” tanto coccolate da Laura Boldrini in realtà tanto risorse non sembrano. a giudicare da un caso esemplare – segnalato da Libero quotidiano – quello di Gragnano Trebbiense (in provincia di Piacenza). “Qui i richiedenti asilo sono 24, su 4.600 abitanti. Sono arrivati “a sorpresa” nel 2015, grazie a una società privata che ha vinto una gara d’appalto per l’accoglienza indetta dalla Prefettura. Per questo, come racconta a Repubblica, la sindaca Patrizia Calza ha deciso di sfruttare gli aspetti positivi della convivenza. “Ma loro preferiscono non fare nulla”, ha dichiarato al sito IlPiacenza.it
Immigrati da utilizzare nel volontariato? Un’altra favola
“Ci siamo subito accorti che questi richiedenti asilo venivano alloggiati e sfamati, ma non veramente gestiti – ha raccontato – per questo ci siamo attivati. Non ci piace che ci siano persone che per mesi girino per il paese senza fare nulla, non sapendo come ammazzare il tempo. È indecoroso per chi deve accoglierli, ma anche per loro. Non sono dei pacchi da collocare in un posto e basta”. Così nell’agosto 2016 il Comune ha chiesto ai 24 rifugiati di firmare un patto di volontariato. Di quei 24 migranti hanno risposto sì in 18, “gli altri hanno rifiutato ogni tipo di impegno”, si legge nelle cronache citate. Non solo, di questi 18, conclude la sindaca, “solo tre hanno garantito un lavoro continuativo e serio”.
Immigrati e volontariato: solo tre hanno accettato
Insomma, solo tre gatti per mesi si sono occupati del verde pubblico, parchi e giardini, della pulizia delle strade dalle foglie, dell’allestimento delle manifestazioni cittadine. “Sono Keita dal Mali, Abdou dal Togo, Kouname dalla Costa d’Avorio”, leggiamo . Onore al merito alla volontà di integrazione e di coinvolgimento nella vita pubblica del paese di accoglienza di questi tre migranti, ma gli altri? I numeri sono un esempio, una proporzione attendibile di quanta poca voglia di dare in cambio qualcosa vi sia nella maggior parte dei migranti che arrivano in massa da noi. Le persona vanno definite per quello che sono senza che l’ipocrisia faccia velo alla verità. “Gli altri 21 sopno nullafacenti o quasi, la Boldrini spenderà mai una parola”? Domanda retorica. Certo che no…