Gay Pride troppo conservatore: il sindaco di Cosenza travolto dalle critiche
Ha offerto una motivazione articolata e nella quale non si riesce a ravvisare alcun tipo di retropensiero discriminatorio, ma lo stesso il sindaco di Cosenza, Mario Occhiuto, è finito al centro di polemiche e attacchi per la sua decisione di non concedere il patrocinio al Gay pride, che si terrà in città il 1° luglio.
Le perplessità sulla «spettacolarizzazione della preferenza sessuale»
«Abbiamo sempre sostenuto nei fatti le battaglie contro le discriminazioni sull’orientamento sessuale. Promuovendo iniziative nelle scuole e attivando progetti mirati al rispetto dell’identità di genere e all’educazione sentimentale», si legge nella nota dell’amministrazione, che rivendica l’adesione alla «cultura della tolleranza e della non discriminazione». «Non ci convince però la spettacolarizzazione della preferenza sessuale, spesso ostentata attraverso modalità stereotipate e conformistiche», si legge ancora nel comunicato del sindaco, in cui si fa riferimento anche «alle perplessità rappresentateci, in tal senso, da gran parte dei tanti amici gay che vivono con serenità la propria quotidianità sessuale in una città aperta e tollerante quale è Cosenza».
Il Gay pride? «Figlio di una cultura conservatrice»
«L’innovazione – prosegue la nota del sindaco, un indipendente di centrodestra – si misura attraverso la capacità di superare luoghi comuni e consuetudini. In questo il senso, il Gay pride è paradossalmente figlio di una cultura paradigmatica e conservatrice. Cosenza è una città laboratorio di innovazione non di conservazione. Per noi e per la comunità cosentina è naturale concepire la coesistenza di persone che sono uguali in ogni loro sfaccettatura». «È un passaggio fondamentale per comprendere come la parità di diritti e doveri sia scolpita nella cultura di una città che non va a sindacare negli orientamenti sessuali individuali», è il chiarimento dell’amministrazione, che conclude dando «il benvenuto agli amici gay che parteciperanno alle diverse manifestazioni previste in città e restiamo disponibili per condividere e patrocinare altri eventi che promuovano i concetti di tolleranza e di lotta ad ogni discriminazione».
Vietato criticare il Gay pride
Dunque, nessun intento discriminatorio, ma una presa di distanza da una modalità di rappresentare la richiesta di diritti che non convince. Proprio questa critica, però, è stata ritenuta inaccettabile dagli organizzatori del Gay pride e dai suoi sostenitori. Per la Cgil, il sindaco ha utilizzato «toni e argomenti» che destano «enorme sconcerto» e che si fanno addirittura «volgari» quando si parla di «spettacolarizzazione» della preferenza sessuale. Per l’ex deputato socialista Giacomo Mancini, poi, «anche così si alimenta e fomenta la discriminazione», mentre il massmediologo Klaus Davi si è rivolto ai cittadini sostenendo che il sindaco di Cosenza starebbe «producendo un danno di immagine alla Regione, le cui conseguenze saranno pagate dalle loro tasche». Il quadro che ne emerge, insomma, è che concedere il patrocinio al Gay pride non sia una libera scelta delle amministrazioni, ma un obbligo al quale non ci si può sottrarre. Soprattutto, poi, se si ha l’ardire di affermare che quel tipo di manifestazione può risultare inadeguata o addirittura superata come forma di rivendicazione di diritti.