Francia, la carica degli ottomila per le elezioni legislative dell’11 e 18 giugno

23 Mag 2017 16:58 - di Giovanni Trotta

Al via in Francia la campagna elettorale per le elezioni legislative dell’11 e 18 giugno, il cosiddetto “terzo turno” delle presidenziali che concluderà il processo elettorale che ha portato Emmanuel Macron all’Eliseo. E dalle pagine di Paris Normandie, il premier Edouard Philippe mette ovviamente in guardia contro i rischi legati all’assenza di una maggioranza che sostenga Macron. L’11 e 18 giugno si rinnoverà infatti interamente l’Assemblea nazionale e la posta in gioco per il presidente è enorme: si tratta di poter contare su una maggioranza assoluta – 289 seggi (577 i collegi) – per evitare lo stallo politico. Il ballottaggio, il 18 giugno, si svolgerà in tutte le circoscrizioni fatta eccezione per quelle che avranno eletto un candidato fin dal primo turno. In diversi casi potrebbero presentarsi al secondo turno tre, se non quattro candidati: per accedervi bisogna infatti al primo turno aver raggiunto in termini di preferenze quelle espresse da almeno il 12,5% del numero degli iscritti sulle liste elettorali. E’ ovvio che il timore di tutti gli antifascisti riguarda i risultato del Front National, guidato da Marine Le Pen. Un totale di 7.882 candidati parteciperà alle elezioni politiche dell’11 e 18 giugno, quasi 14 per distretto, secondo la lista ufficiale pubblicata oggi dal Dipartimento degli Interni. Tra i candidati 3.344 sono donne, poco più del 42% del totale, e 4.538 uomini. I candidati sono circa 1.300 in più rispetto al 2012.

E i socialisti spariti pensano a cambiare nome

Per Macron, per il futuro del suo quinquennio e dei cambiamenti politici che si è ripromesso di imprimere, le elezioni di giugno sono dunque cruciali. In vista del voto il movimento che fa capo al presidente, La République en Marche, ha presentato 522 candidati. La scelta di lasciare scoperte circa 50 circoscrizioni si spiega con la necessità di proteggere un certo numero di “pesi massimi” di destra e di sinistra dei Les Républicains o del Partito socialista, non presentando un candidato in opposizione a loro. Gesti politici destinati a favorire la vittoria di deputati la cui sensibilità è giudicata compatibile con il progetto del capo dello Stato e che verranno chiamati, dopo il voto, ad entrare a far parte della maggioranza presidenziale nell’emiciclo. Intanto il segretario del partito socialista francese, Jean-Christophe Cambadélis, non considera impossibile che il partito cambi nome. Bisogna tener conto “della richiesta di rinnovamento”, ha affermato intervenendo su France Inter. Quanto alla possibilità di una sua permanenza ai vertici del partito in caso di sconfitta alle legislative, “si vedrà il 18 giugno”, ha detto. “Credo che il partito socialista si rifonderà, si riformulerà, si ristrutturerà, che ci sarà molto lavoro”. Come si ricorderà, il Partito socialista francese alle presidenziali è pressoché sparito, e l’ex presidente François Hollande con lui.

 

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