Cinquanta anni fa l’agonia del Biafra. Ma l’Occidente rimase a guardare…

30 Mag 2017 15:05 - di Antonio Pannullo

Esattamente 50 anni fa, il 30 maggio 1967, prendeva l’avvio una vicenda che avrebbe significato uno dei più grandi massacri di gente inerme del secolo scorso. La Repubblica del Biafra, Stato della Nigeria, secedeva unilateralmente dallo Stato centrale. Ma chi se lo ricorda più il Biafra, di cui è stato cancellato anche il nome stesso? Nell’immaginario occidentale “biafrani” sono per antonomasia gli africani denutriti. Tra il 1967 e il 1970 giunsero in Europa migliaia di immagini impressionati di bambini scheletrici col ventre gonfio. Era il frutto del genocidio perpetrato dai nigeriani che, non riuscendo a vincere la resistenza militare dei biafrani, Stato a sud del Paese, in maggioranza cristiano, decisero di isolare la regione con un blocco strettissimo e facendo così morire di fame e di epidemie milioni di persone, in maggioranza bambini. Le cifre ancora oggi non sono note, ma vanno da uno a tre milioni di vittime. Anche in quell’occasione, l’Occidente tacque, mentre le potenze mondiali, con l’eccezione della Francia, appoggiarono lo Stato centrale nigeriano, la cui capitale allora era Lagos. Per capire il senso della secessione del Biafra vanno tenute presenti alcune cose: il Biafra era uno Stato a prevalenza Ibo, una delle tre etnie maggioritarie della Nigeria; era lo Stato più ricco del Paese, ossia dove erano concentrate le risorse minerarie, in particolare modo del petrolio; prima che avvenisse la secessione, vi era stata una mattanza di tutti gli Ibo nel nord della Nigeria, musulmano e povero. C’è da dire anche che il popoloso Stato africano era da poco indipendente dal Regno Unito, e aveva subìto alcuni sanguinosi golpe militari.

L’Urss comunista aiutò i massacratori

Comunque, fu la guerra. La Nigeria fu armata e appoggiata da inglesi e sovietici, mentre il Biafra fu aiutato da pochissimi Paesi e da molti mercenari provenienti da tutto il mondo, compresi molti di quelli che avevano combattuto in Congo nel corso della rivolta del Katanga. Tra questi mercenari ricordiamo il pilota e conte svedese Carl Gustav von Rosen, che aveva combattuto durante la Seconda Guerra Mondiale e poi aveva lavorato per la Croce Rossa Internazionale. Von Rosen forzò molte volte il blocco nigeriano per portare cibo e armi ai biafrani. Morì nel 1977, ultrasessantenne, durante il conflitto somalo-etiope nell’Ogaden. La vicenda del Biafra commosse l’opinione pubblica mondiale, furono organizzate sottoscrizioni e raccolte di cibo e medicinali, ma l’esercito nigeriano faceva giungere poco o nulla alla popolazione affamata e soprattutto solo cinque nazioni riconobbero l’indipendenza biafrana. Tra l’altro, fu proprio da questa esperienza che nacque Medici senza Frontiere, fondata dal volontario Bernard Kouchner che aveva lavorato in Biafra durante il conflitto. Dopo scontri sanguinosi, il 12 gennaio 1970 la Repubblica del Biafra si arrese alle forze nigeriane, il presidente Ikemba Odumegwu Ojukwu fuggì in Costa d’Avorio e il Biafra fu cancellato dalla carta geografica nigeriana e dalla memoria occidentale. Oggi sarebbe la zona dove si combatte per il petrolio, la zona del delta del Niger con capitale Port Harcourt, dove agisce il gruppo militare Mend, che sovente attacca le piattaforme petrolifere straniere.

L’eccidio degli italiani al campo Agip

Durante la guerra del Biafra ci fu anche un eccidio di italiani, che oggi pochi ricordano, che avvenne il 9 maggio 1969 in un campo Agip al confine tra Biafra e Nigeria, sul fiume Niger. Le truppe secessioniste stavano tornando dopo aver sconfitto i nigeriani, e attaccarono la base dell’Eni Kwale 3 uccidendo dieci italiani e un giordano. Oggi la Nigeria, 170 milioni di abitanti, ricchissimo di risorse minerarie, è un Paese la cui popolazione vive in estrema povertà, dove la classe politica è tra le più corrotte del mondo, e dove il nord del Paese, musulmano, è di fatto controllato dalle milizie fondamentaliste di Boko Haram, jihadisti tra i più intolleranti del continente.

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