Il “Cerbero manager”: è un mostro, ma per Gentiloni dovrebbe salvare Alitalia

3 Mag 2017 13:07 - di Tano Canino

Così per Alitalia arriva il Cerbero manager. Perché è uguale all’Italia, Alitalia. Dove tre al posto di uno non scandalizzano mai nessuno. Lo strabiliante ingegno del premier Gentiloni e dell’ingegnosissimo ministro Calenda perciò partorisce, per la fu compagnia di bandiera, una soluzione che più italiana non si può. Siamo noti per essere spreconi, coi denari altrui, cosicché sprechiamo. Soldi e posti.  Rigorosamente del contribuente i soldi, che giammai qualche “capitano coraggioso” dovesse rimetterci un euro che sia uno di tasca! E suddivisi per amicizie -o per imperscrutabili volontà del fato- i posti. Anzitutto quelli di comando. La moltiplicazione del management è da noi un marchio di fabbrica. Così capita che se, per l’appunto, Alitalia è un’azienda fallita, invece di mandare i libri in tribunale (con le ovvie e sacrosante tutele per i lavoratori) le si assegnano 600 milioni di euro di soldi pubblici (di noi tutti) e gli si insedia al vertice, tanto per scimmiottare l’Alighieri, una sorta di novello mostro a tre teste: il Cerbero manager. Mostro a tre teste che ovviamente percepirà tre stipendi mensili per la durata del mandato e, altrettanto ovviamente, tre liquidazioni alla fine. Inutile fingere: è sempre e solo la moltiplicazione delle poltrone il vero miracolo italiano. E lo è a maggior ragione con Alitalia, dove hanno toppato tutti, ma tutti hanno ottenuto laute ricompense. Sempre. Senza mai pagare nulla per i clamorosi errori commessi. Eccolo allora il Cerbero manager partorito dal duo Gentiloni-Calenda: Enrico Laghi, Luigi Gubitosi, Stefano Paleari. Tre teste per Alitalia. Una sola delle quali però, Paleari, (che è un docente membro dell’Airneth Scientific Board, gruppo internazionale degli accademici più rappresentativi nel campo del trasporto aereo) con qualifica appropriata. L’unica testa che mastica di trasporto aereo e che però dovrà vedersela con un commercialista, Laghi, collezionista di incarichi (sarebbero addirittura 24 tra cui Unicredit, Cai, Ilva e via sommando) e con l’ex direttore generale della Rai dell’era Monti, Gubitosi, che in Alitalia sperava di insediarsi al vertice da solo. Morale della favola: nonostante il Cerbero manager, i 600 milioni finiranno e ci ritroveremo al punto di partenza. Con Alitalia fallita. Scommettiamo?

 

 

 

 

 

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