CasaPound: “Dov’è lo scandalo? Se vuole Nina Moric si candiderà con noi”

25 Mag 2017 15:22 - di Antonio Pannullo

Tanto rumore per nulla. Gli articoli di giornale su Nina Moric e sul suo impegno sociale e politico con CasaPound danno l’impressione più di voler fare scandalo, sensazione, di voler attivare i recettori pruriginosi dei lettori piuttosto che quello di dire come stanno le cose. E come stanno le cose ce lo racconta il vice presidente di CasaPound Simone Di Stefano: “Non è un grande scoop scoprire che Nina Moric milita con CasaPound da tempo. Si impegna, partecipa alle nostre riunioni, alle manifestazioni, insomma non ha paura di scherarsi. Per quanto riguarda le candidature – prosegue Di Stefano – è almeno prematuro parlarne: neanche si sa quando ci saranno le elezioni politiche. È chiaro che Nina Moric, se lo desidera, sarà candidata, insieme ad altre decine di uomini e donne, con le nostre bandiere. Sarebbe ipocrita negare che è un personaggio popolare, che catalizza consensi, ma quello che è diverso è che fino ad ora i personaggi dello spettacolo o della cultura saltavano sul carro dei voncitore, o presunto tale. Per questo l’impegno di Nina con noi è ancora più ammirevole”. Di Stefano vuole chiarire un punto: “Quanto alle facili battute sul web, relative alla cittadinanza della Moric, precisioamo che avendo sposato un italiano ha la cittadinanza italiana, ma che soprattutto è madre di un bambino nato in Italia. Il candidato premier sarò di nuovo io – precisa Di Stefano – e per il resto le liste sono aperte: non abbiamo problemi di doverle riempire…”. Come si ricorderà ,appena un mese fa diverse centinaia di persone hanno effettuato a Milano un sit-in davanti al consolato americano. Organizzato da CasaPound Milano, la manifestazione vide la presenza anche della modella e showgirl Nina Moric, che già in passato aveva espresso la sua volontà di avvicinarsi a CasaPound. In passato la Moric, interpellata sul fascismo, aveva ricordato di conoscere bene gli orrori del comunismo, e che in ogni caso non ha senso parlare di fascismo dopo oltre settant’anni.

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