Brasile in rivolta: assalto ai palazzi del governo, migliaia di militari schierati
In migliaia ieri, altrettanti oggi, tutti contro il presidente del Brasile Michel Temer, che ordina all’esercito di proteggere i palazzi del governo: contro di lui una folla inferocita, che lo accusa di non volersi dimettere nonostante sia coinvolto in tre indagini per corruzione (ma anche per bloccare la sua proposta di riforma del mercato del lavoro). Centinaia di persone ieri hanno provato a dare fuoco al ministero dell’agricoltura. A Brasilia sono scesi in piazza 1.300 soldati e 200 marines per provare sbloccare gli oppositori, circa 35mila persone, che hanno cercato di dare alle fiamme altri due palazzi e infranto vetri nell’Esplanadas dos Ministerios. Sono rimaste ferite nelle proteste una trentina di persone.
La proposta di riforma del lavoro prevede l’aumento delle ore di lavoro e la riduzione dei poteri dei sindacati. I ministeri, nelle ultime ore, sono stati evacuati in seguito a gravi atti di vandalismo compiuti da gruppi di manifestanti, con il volto coperto, che son poi entrati in conflitto con la polizia, che ha risposto con gas lacrimogeni e granate stordenti. Gli agenti sono poi intervenuti per disperdere migliaia di manifestanti che stavano marciando verso il palazzo presidenziale di Brasilia. Le autorità hanno deciso di schierare l’esercito per difendere gli edifici governativi, mentre tace il presidente Temer, che sarebbe stato registrato mentre autorizzava due imprenditori a pagare una mazzetta all’ex presidente della Camera, Eduardo Cunha, in prigione, per comprare il suo silenzio e non essere tirato in ballo nello scandalo “Lava Jato”, la “mani pulite” brasiliana, ovvero i 3 miliardi di dollari pagati ai partiti dal colosso petrolifero statale Petrobras. La tensione è enorme, c’è qualcuno che paventa già il rischio di una terra civile.