Bimbo morto di otite, associazioni all’attacco: basta bugie, l’omeopatia è un placebo
Un bambino di 7 anni è morto, ormai sabato scorso, e le polemiche legate ai personaggi che affollano questa tragica vicenda e le dinamiche che hanno portato alla morte della piccolissima vittima, non accennano a diminuire. Anzi..
Gimbe: l’omeopatia è un placebo
Così, nelle stesse ore in cui si apprende che proprio nell’arco della giornata odierna saranno conferiti gli incarichi per l’autopsia da eseguire sul corpo del bimbo deceduto all’ospedale Salesi di Ancona dove era stato ricoverato dopo un’otite curata con l’omeopatia, si viene a sapere che – dopo l’apertura di un’inchiesta della procura di Urbino che vede indagati i genitori del piccolo e l’omeopata – ieri (domenica 28 maggio ndr) i carabinieri di Pesaro hanno effettuato delle perquisizioni per il sequestro di materiale, come computer e cellulari. E non è ancora tutto: dopo l’incredibile decesso del piccolo paziente marchigiano, ucciso da un’otite trattata con i preparati della cosiddetta “medicina dolce”, la Fondazione Gimbe è scesa apertamente in campo e, senza se e senza ma, ha dichiarato «senza indugi che i prodotti omeopatici non sono efficaci per curare nessuna malattia e, come tali, non sono integrativi né tanto meno alternativi ai trattamenti di provata efficacia. I medici che li prescrivono illudono i pazienti – attacca – grazie al complice silenzio-assenso di Ordini professionali e Istituzioni».
Il marketing non legittima un metodo scientifico
Non solo: la Fondazione presieduta da Nino Cartabellotta ricorda, proprio in riferimento alla triste circostanza del bambino mal curato e morto, il «verdetto impietoso» pubblicato nel 2015 dal National Health Medical Research Council australiano, dopo una revisione sistematica indipendente, e cita: «Non esiste alcuna patologia in cui sia provata l’efficacia dell’omeopatia, che quindi non dovrebbe essere utilizzata per trattare malattie croniche, severe o che potrebbero diventare tali». E a chi si appella al diritto di scelta, Gimbe risponde che «la libertà di cura esiste solo quando si è correttamente informati». E infine, a corollario di quanto ribadito, e a quanto «fieramente sbandierato» dai produttori di omeopatici in occasione della Giornata mondiale dell’omeopatia che si celebra il 10 aprile – e cioè che «sono 8 milioni gli italiani che usano l’omeopatia almeno una volta all’anno», e che «tra di loro vi sono anche molti bambini, visto che quasi un pediatra su 3 ha prescritto prodotti omeopatici almeno una volta» – Cartabellotta sostiene che «legittimare l’efficacia dei prodotti omeopatici puntando sul fatto che una parte della popolazione li utilizza rappresenta una strategia di persuasione pubblica basata su teorie di marketing e non sul metodo scientifico. Analogamente a quanto accade per i medicinali, infatti, anche i prodotti omeopatici devono essere sottoposti a rigorose sperimentazioni cliniche che, senza se e senza ma, non ne hanno mostrato efficacia alcuna».
L’intervista del Corriere a Christian Boiron
Infine, dalle colonne del Corriere della sera, un’intervista al padre della omepoatia moderna Christian Boiron in cui il re dell’imprenditoria omeopatica dopo aver chiarito come i farmaci omeopatici siano complementari, e dunque non sostitutivi di quelli allopatici – «l’importante è scegliere un medico bravo che sappia decidere quali usare» – aggiusta il tiro, anche se non ridimensiona proprio l’allarme e sostiene: «Dobbiamo considerare l’omeopatia come una specializzazione che dà strumenti in più per inquadrare e curare le malattie. In sinergia». Poi la chiave di volta: alla domanda se lui avesse mai preso o dato ai suoi figli antiobitici, la risposta è stata chiarificatrice: «Certo, sono un farmacista, e ho scelto ogni volta la cura migliore per loro, come qualunque papà e nonno»…