Venezuela, le proteste di piazza costringono Maduro al dietrofront

1 Apr 2017 16:26 - di Guglielmo Gatti

La Corte Suprema venezuelana, considerata a favore del presidente Nicolas Maduro, è tornata indietro sulla sua decisione di avocare a sé i poteri del Parlamento, bastione dell’opposizione. La sua nuova decisione, pubblicata sul sito – e arrivata a poche ore dalle annunciate massicce manifestazioni di protesta – annulla così quella del 30 marzo scorso, che di fatto esautorava il Parlamento, e che aveva suscitato un’ondata di condanne a livello internazionale e segnato un’escalation nella crisi politica che imperversa nel Paese. Ma l’opposizione non ci sta: “Questa ritirata tattica non risolve i problemi che ci sono”, ha twittato il leader dell’opposizione Freddy Guevara, sollecitando i suoi sostenitori a “continuare a battersi per la libertà”, a partire da oggi, quando è stata convocata a Caracas una nuova manifestazione. La procuratrice generale Luisa Ortega Diaz ieri aveva definito la sentenza della Corte suprema come una violazione della costituzione ed espresso “grande preoccupazione” per tale misura.

I vescovi: in Venezuela scarseggia tutto

I vescovi venezuelani esprimono la loro preoccupazione a chiedono “gesti coraggiosi” per scongiurare il rischio dittatura nel Paese. In particolare, i Vescovi del Venezuela, in una nota di cui riferisce Radio Vaticana, bollano come “moralmente inaccettabile” la soppressione dell’assemblea nazionale: “una nazione
senza Parlamento – scrivono – è come un corpo senz’anima”. “Si apre la porta alla dittatura, all’arbitrio, alla corruzione, alla persecuzione. E a pagare saranno sempre i più deboli. Nel Paese – sostengono i vescovi – è in atto una lotta per il potere mentre scarseggiano cibo e medicine e aumentano odio e violenza”. L’appello dei Vescovi: “Non si può rimanere passivi, dobbiamo difendere i nostri diritti e quelli degli altri anche ricorrendo alla disobbedienza civile e alle manifestazioni pacifiche. Occorrono gesti coraggiosi per costruire una convivenza libera, giusta e fraterna”.

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