Sulla corruzione il governo fa solo chiacchiere: tolti i poteri a Cantone
L’assenza di una smentita è una conferma indiretta: parliamo del ridimensinamento dei poteri dell’Anac, l’Autorità anticorruzione guidata dal magistrato Raffaele Cantone, da parte del Consiglio dei ministri nel corso dell’ultima riunione. A darne notizia, sul sito dell’Huffington Post, è stato Alessandro De Angelis che ha imputato ad una non meglio precisata «manina» o «manona» la responsabilità di quello che egli stesso ha descritto come uno «schiaffo» assestato a Cantone dal governo Gentiloni.
Via la norma che consentiva l’intervento preventivo di Cantone
Il depotenziamento dell’Anac sta tutto nella soppressione di un comma contenuto nel nuovo codice degli appalti, laddove la «manina-manona» ha cancellato la norma che consentiva all’Anac, cioè a Cantone, di intervenire preventivamente – cioè senza attendere l’intervento della magistratura ordinaria, di per sè non immediato – in caso di palese irregolarità. La vicenda è di quelle classica, una delle tante che il nostro incolmabile deficit di autostima dicostringe a definire all’italiana: oscullare da un estremo all’altro senza mai trovare un baricentro di ragionevolezza. Secondo la ricostruzione che ne fa il sito diretto da Lucia Annunziata, infatti, il Codice degli appalti venne approvato sotto forma di legge delega un anno fa, all’indomani degli scandali di Expo e Mafia Capitale. E questo spiega perché il comma 2 dell’articolo 211 del Codice affida a Cantone un ruolo di intervento preventivo molto importante. Nel suo articolo De Angelis non manca di ricordare come nel corso della discussione parlamentare il Consiglio di Stato abbia suggerito pareri “non vincolanti” e un paio di riformulazioni «che mantengono il principio e il ruolo centrale dell’Anac».
Schiaffo al Parlamento
Una ricostruzione opportuna, che serve ad evidenziare che quando dopo un anno il provvedimento arriva in Consiglio dei ministri per il “tagliando”, esso è il frutto della sovranità del Parlamento, che sceglie infatti di mantenere la sua formulazione di fronte a pareri che non lo obbligano a cambiarla da parte del Consiglio di Stato. Il governo, invece, ha mischiato le carte, sopprimendo il comma 2 e il ruolo dell’Anac. Morale della favola di questa favola senza morale: se il primo «schiaffo» lo ha subito Cantone, il secondo lo ha invece ricevuto il Parlamento. Pensate un po’ se l’avesse fatto Berlusconi…
Palazzo Chigi: «Nessuna volontà di ridurre i poteri dell’Anac»
«Nessuna volontà politica di ridimensionare i poteri dell’Anac»: così hanno poi dichiarato fonti di Palazzo Chigi . Il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, in missione a Washington, è «stato in contatto con il presidente dell’Anac Raffaele Cantone». Sul punto, assicurano le stesse fonti, sarà posto rimedio già in sede di conversione del Dec in maniera inequivocabile.