Senato, Gasparri a Renzi: «Non hai i numeri, datti una calmata»

6 Apr 2017 12:06 - di Gigliola Bardi
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C’è un combinato disposto di «ignoranza» e «arroganza» dietro le proteste di chi, dopo l’elezione dell’alfaniano Salvatore Torrisi alla presidenza della commissione Affari costituzionali di Palazzo Madama, ha chiamato in causa il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. A esserne convinto è il vicepresidente del Senato, Maurizio Gasparri, che si è detto «sorpreso» per le polemiche.

Una «ignoranza costituzionale, politica e parlamentare»

«Sorprende l’ignoranza costituzionale, politica e parlamentare di quanti, da sinistra, hanno cercato di coinvolgere il presidente della Repubblica», ha detto Gasparri, ricordando che «Mattarella, che ben conosce il Parlamento per esserne stato a lungo un insigne esponente, sa bene che esso può determinarsi liberamente secondo le maggioranze che si formano sul campo». L’elezione di Torrisi, per l’esponente azzurro, è proprio «uno di questi casi». «Senza considerare che Torrisi fa anche parte della maggioranza», ha precisato ancora Gasparri, ricordando anche la stima di cui gode l’esponente di Ap.

La crisi non c’è, perché dovrebbe intervenire Mattarella?

Non solo. Per Gasparri, a rendere ancora più evidente che «non c’è alcuna crisi politica in Parlamento» concorre anche la circostanza che «nella stessa giornata il governo ha ottenuto a Palazzo Madama la fiducia su un pessimo decreto». Non si capisce, quindi, è il commento del senatore di Forza Italia, «di che cosa si sarebbe dovuto occupare il presidente della Repubblica, che non ha certo il compito di decidere se è migliore A o B per la presidenza di una commissione».

Gasparri: «Questione nata dall’arroganza di Renzi & co»

La questione, dunque, per Gasparri affonda in altre motivazioni: «La verità è che Renzi e i suoi accoliti hanno dimostrato la stessa arroganza che li caratterizzò quando scelsero Mogherini e non D’Alema per la Commissione europea, che li portò ad accanirsi contro Berlusconi, che li portò a sabotare intese politiche in materia di riforme costituzionali e di leggere elettorale». «È l’arroganza di chi vuole tutto senza avere i numeri per pretenderlo. Il Quirinale non c’entra niente con queste vicende», ha sottolineato ancora il vicepresidente del Senato, invitando piuttosto a «cercare in Parlamento con umiltà e pazienza un’intesa per una legge elettorale che garantisca la governabilità». «Renzi – è stata la conclusione – ha già creato molti danni, a se stesso, alla sua famiglia, alla sinistra, alle istituzioni e al Parlamento. Si dia una calmata».

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