Putin non molla Assad: “Non cediamo alla propaganda in Siria”

12 Apr 2017 8:32 - di Redazione
Nel marzo 1999, Evghenij Primakov – primo ministro di Boris Eltsin – era in volo per Washington. Una telefonata con il vicepresidente Al Gore lo convinse che la Nato non avrebbe desistito dall’intenzione di bombardare la Jugoslavia, per fermare il conflitto in Kosovo. A metà dell’Atlantico, Primakov ordinò al pilota di fare dietro-front, e tornò a Mosca. Dopo la decisione di Donald Trump di bombardare la base siriana di Shayrat, ci si sarebbe potuti aspettare che anche Rex Tillerson, atteso a Mosca per oggi, sarebbe stato costretto a fare marcia indietro: il suo primo approccio diretto con la Russia come capo della diplomazia di Trump si era improvvisamente incagliato nel primo grande scontro tra Cremlino e Casa Bianca, E invece la visita è partita come da programma malgrado il portavoce di Putin, Dmitrij Peskov, si sia affrettato a precisare sdegnosamente che un incontro con Tillerson non compare nell’agenda del presidente. In teoria oggi Tillerson affronterà “solo” il ministro degli Esteri, Serghej Lavrov, ma non sono esclusi colpi di scena, si legge su “il Sole 24 Ore“.

Tillerson incontrerà Putin in Russia?

Secondo il sito Rbc, che citatre diverse fonti, alla fine Putìn riceverà Tillerson: un veterano in Russia, come petroliere, ma al debutto come capo della diplomazia di Trump. La sua è una missione delicatissima: potrebbe mettere fine definitivamente all’idea di un riavvicinamento tra russi e americani, sulla scia dell’arrivo di Donald Trump alla Casa Bianca, aprendo invece un confronto esplosivo che rivedrebbe Russia e Stati Uniti su fronti opposti in Siria, per poi allargare le ostilità ad altri scenari. Oppure, potrebberiuscireatrovarelachiaveper mantenere aperti i canali di dialogo, Tutto dipende dall’idea che Putin si è fatto: è nell’interesse della Russia avere l’America come nemico, o le conviene provare a collaborare?

Assad divide Trump e Putin

Quest’ultima strada è resa difficile, se non impercorribile, dal fatto che passa per il destino di Bashar Assad. Gli Usa non hanno dubbi: è lui il responsabile della morte di più di 70 persone uccise dal sarin nel villaggio di Khan Sheikhun, e la Russia deve smettere di appoggiarlo dopo questa barbarie: «Il regno della famiglia Assad sta per finire», ha ripetuto Tillerson sulla strada di Mosca, recando con sé il messaggio raccolto a Lucca nell’incontro tra i ministri degli Esteri del G-7. Ma Putin non sembra avere alcuna intenzione di “scaricare” il presidente siriano. Rimasto in silenzio dopo la ritorsione missilistica americana del 7 aprile, Putin ha scelto la conferenza stampa accanto al presidente della Repubblica Sergio Mattarella per confermare che quella del gas sul villaggio ribelle sarebbe una provocazione architettata per riversare la colpa su Assad. 

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