L’addio a Boncompagni tra lacrime e goliardia. La commozione della Carrà (video)

18 Apr 2017 14:34 - di Gabriele Alberti

Un ultimo saluto tra le lacrime e i ricordi di amici e colleghi per Gianni Boncompagni, l’autore, paroliere, conduttore e regista radiofonico e televisivo scomparso domenica all’età di 84 anni e considerato una vera colonna dell’intrattenimento leggero del nostro Paese. Tra i primi ad arrivare alla camera ardente di Gianni Boncompagni, allestita nella storica sede di Radio Rai in via Asiago, dove di ritorno da un esordio in Svezia aveva mosso i suoi primi passi professionali in Italia, sono stati gli amici e colleghi più intimi, a partire da Renzo Arbore, che ha collaborato con le tre figlie di Boncompagni per organizzare la cerimonia. “Arbore è uno zio per noi”, ha detto la figlia di Boncompagni, Barbara, anche lei autrice tv. “Abbiamo passato una vita a ridere con Gianni – ha aggiunto Arbore – non abbiamo mai parlato di cose serie. Ci accomunavano le origini provinciali: abbiamo dovuto inventare stupidaggini per superare la noia è non abbiamo mai smesso”.

Dalla Carrà un cuore di garofani rossi

L’accesso alla camera ardente di Gianni Boncompagni allestita nella Sala B di Via Asiago, così come alla successiva cerimonia laica (Boncompagni era ateo) è stato vietato alle telecamere. La bara è coperta da piccoli tulipani di tutti i colori e circondata da girasoli. Ma in linea con la goliardia del defunto, alla base del feretro è stata posta la riproduzione del ‘Ritratto di giovane donna’ del pittore fiammingo Rogier van der Weyden, dove il volto della donna è sostituito da quello di Boncompagni. Commovente l’immenso cuore di garofani rossi inviato da Raffaella Carrà, con una fascia gialla su cui campeggia una semplice “R.”. Da Renzo Arbore una grande corona inviata a nome dei “ragazzi del Bandiera Gialla”. Un grande cuscino con rose gialle e rosse da parte del sindaco di Roma Virginia Raggi. 

Boncompagni: camera ardente con musica e video

In un’atmosfera decisamente non funerea, in una Sala B colorata, con schermi tv accesi su immagini di Boncompagni con amici e figlie e con musica leggera in sottofondo, tanti i colleghi e volti noti che l’autore tv aveva contribuito a lanciare e tanti anche i dirigenti ed ex dirigenti di Viale Mazzini presenti alla cerimonia. Tra questi i consiglieri d’amministtrazione Franco Siddi, Rita Borioni e Arturo Diaconale. E ancora Nino Frassica, Marisa Laurito, Paolo De Andreis, il direttore del Tg5 Clemente Mimun, Gegè Telesforo, Gianni Bisiach, Riccardo Rossi, Brigitta e Benedicta Boccoli, Isabella Ferrari e un folto gruppo di altre ex ragazze di ‘Non è la Rai’. Fuori dagli schemi il ricordo di Alba Parietti: “Gianni Boncompagni sfatò in me il mito della tv dei raccomandati perché mi scelse con un provino: con lui o riuscivi o te ne andavi, era una scuola cinica ma meritocratica. Voglio ricordare anche il suo cinismo perché Gianni da grande sarcastico si sarebbe annoiato molto ad ascoltare tutte le beatificazioni di questi giorni”. 

Raffaella: “Le sue tre figlie sono cresciute con me”

Commosso e riconoscente il ricordo di Isabella Ferrari: “Gianni è stato una storia d’amore romantica che ho avuto in giovane età, e quando incontri un genio e un anticonformista come lui da giovane, ti lascia per sempre le sua influenza”. Non hanno rinunciato ad un ultimo saluto anche Ambra Angiolini, arrivata in lacrime insieme ad Irene Ghergo, Enrico Mentana, Marco Giusti, Nino Rizzo Nervo, Barbara Palombelli, Roberto D’Agostino, Roberto Zaccaria, Walter Veltroni, Fiordaliso. Ma l’arrivo più atteso, poco prima dell’inizio della cerimonia laica, è stato quello di Raffaella Carrà, accompagnata da Sergio Japino. “Il sodalizio artistico va bene e sono felice per tutti i complimenti professionali che hanno fatto a Gianni in questi giorni. Ma io voglio ricordare l’uomo, quello con cui ho condiviso il quotidiano e le cui tre figliole sono cresciute con me: un uomo sereno, con il coraggio di un leone fino all’ultimo. Abbiamo scherzato e gli abbiamo dato tanti bacini fino all’ultimo”, ha detto Raffaella prima di allontanarsi dall’assedio dei giornalisti con la voce rotta dal pianto.

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