La solitudine del contadino e quei volti segnati: quando l’azienda è modello
“Senti quanto sono buone queste verdure, sono del contadino”, “Prendi queste uova per il bimbo, queste si che fanno bene, sono del contadino”, “Guarda che colore quest’olio, è fatto con le olive vere del contadino”. Chi di noi non ha mai pronunciato o sentito pronunciare una di queste frasi? Cosa hanno in comune i sopra citati prodotti? È ovvio: la solitudine del contadino.
La solitudine del contadino
L’orto è uno e il contadino è uno, già una coppia di contadini suona male. Allora come si chiamano quelli che coltivano tante verdure in tanti orti? “Extracomunitari!” Il che spesso può esser vero, evidenziando purtroppo una spaccatura tra chi il lavoro della terra l’ha scelto per vocazione e chi per sopravvivere alla miseria. Poi ti capita di vedere delle donne intente a raccogliere pomodori come se stessero raccogliendo peonie dalle fioriere di casa e pensi che il fatto è abbastanza strano. Allarghi lo sguardo e ti rendi conto che queste donne sono tante, tantissime. Sono le donne di Finagricola. Sono 1800 e antropologicamente non collima con l’immaginario collettivo del contadino.
Quei volti segnati dal sole
Noi se non vediamo questo cristiano piegato, sudato, con le mani sporche di terra, il volto segnato dal sole o dal vento gelido, la veste logora non ci sentiamo rassicurati sulla qualità dell’offerta. Noi non siamo interessati se quel contadino è totalmente ignorante sul tipo di acqua che piove sul suo raccolto o sul sottosuolo che accoglie le sue piante o che non abbia gli strumenti per rilevare se le sue galline hanno contratto un virus, o che non sia ferrato sul disciplinare di igiene per l’imbottigliamento o per lo stoccaggio delle sue verdure. Noi vogliamo solo che lui con il suo essere e con il suo fare ci rimandi alla solidità delle immagini delle nostre memorie, quelle catalogate sotto la voce “contadino autentico-campagna sana-prodotti di qualità”.ù
La qualità certificata
La brutta notizia è che quella campagna sana oggi non può più esserci perché sono variate le condizioni climatiche, atmosferiche, sociologiche, commerciali, politiche.Prendendo atto di questi cambiamenti e lavorando in base a questi, si può avere una campagna diversa, ma sana ugualmente, e dei prodotti dalla qualità certificata. Certo come mamma mi spiace molto che mio figlio non possa scorrazzare con la bicicletta e fermarsi a mangiare una mora selvatica o correre dietro alle galline e bersi l’uovo ancora caldo senza avere un attacco di dissenteria. Sì, mi spiace, ma lo porterei qui a vedere i contadini contemporanei, quelli che lavorano la terra, ma conoscono la scienza e i numeri, quelli che mettono in risalto i prodotti della tradizione attraverso l’innovazione, lo porterei a vedere come si può creare un valore sociale producendo fatturato, lo porterei qui dicendo questa è la campagna sana del tuo tempo.
L’azienda modello di Battipaglia
Non sono solita scrivere di aziende, ma la visita a Finagricola, azienda modello di Battipaglia (Salerno), ha rappresentato non solo la certezza di un concetto che, ad oggi, si fa ancora fatica a dire ad alta voce: che la qualità possa ritrovarsi (anche) nella quantità; ma ha messo in evidenza ai miei occhi che questo binomio può essere portato avanti perseguendo gli stesso valori che animavano il vecchio contadino: l’amore e il rispetto per la terra. Da due generazioni questa cooperativa di 9 soci (per la quasi totalità a gestione familiare), leader nella produzione del fresco, si impegna, nei suoi 300 ettari, in un’accurata selezione di varietà, basata principalmente sul recupero e la valorizzazione di prodotti tipici locali e che ha come unico scopo la qualità organolettica e il controllo di filiera. L’importante estensione terriera garantisce una coltivazione attenta, protetta e controllata direttamente, in modo da garantire un prodotto 100% italiano, dal seme fino alla chiusura del vasetto.
Il volume della produzione
La mia attenzione si focalizza su uno dei loro marchi “Così com’è”, è la prima linea di conserve “fresche a lunga conservazione” (???). I pomodori sono lavorati a pochissime ore dalla raccolta e per questo conservano intatte le caratteristiche nutrizionali e il gusto dolce e pieno di sole dei pomodorini freschi. Anche in questo caso il volume di produzione è notevole. Come riescono in tutto questo me lo spiega Massimiliano Palo, socio di Finagricola, ingegnere con la grande passione del tennis e dei cani: Partiamo dal nome, perché “Così Com’è”? L’idea, tra molte altre, ci è stata proposta da un’agenzia di comunicazione di Napoli, Arché; ci ha colpito sin da subito, perché il significato è che il prodotto successivamente alla fase di raccolta venisse toccato il meno possibile, lasciato alla sua natura, “così com’è” prodotto nell’azienda agricola appunto.
I prodotti che ci sono sul mercato
Che qualità di pomodoro coltivate e lavorate? Quasi tutte quelle che sono oggi sul mercato. Circa dieci anni fa mio padre, tra i filari notò questo pomodoro dalla forma insolita, la cui pelle non veniva via facilmente, il gusto spiccatamente dolce, decise di lavorare con la casa sementare per trarne una qualità. Cosi nacque Il Datterino (dalla forma allungata che ricordava il dattero). Stessa storia per Il Pizzutello. Tutta questa estensione di terre, il mare, il clima favorevole, il sole, eppure avete scelto la coltivazione in serra perché? Perché per noi la standardizzazione della qualità è fondamentale, per i volumi che produciamo non possiamo permetterci di lasciare al fato il risultato. Noi ci siamo imposti un alto prodotto al 100% naturale, per ottenerlo partiamo dal seme, è quello che Finagricola seleziona tra le varietà delle più note aziende sementiere.
Il pieno rispetto delle regole
Le piante che utilizziamo sono solo quelle allevate nei nostri vivai e che trapiantiamo direttamente nei nostri campi. La coltivazione è organizzata per appezzamenti omogenei e di piccole dimensioni, ogni singolo lotto non supera mai i 5 ettari e ciò consente un controllo costante e preciso di tutte le fasi di crescita, la resa di ogni appezzamento è assai contenuta, perché vengono effettuate continue operazioni di diradamento, rigorosamente a mano. L’irrigazione è controllata nella qualità e nella quantità delle acque. L’impollinazione dei fiori sulle piante avviene esclusivamente con l’impiego di insetti impollinatori, una procedura interamente naturale, nel pieno rispetto delle regole.
La crescita delle piante
La crescita delle piante è a sviluppo indeterminato. Sostenute una per una da appositi tutori, le piante sviluppano il loro fusto in altezza così che le foglie non si facciano ombra tra loro. Una migliore esposizione al sole determina una maggiore produzione di zuccheri nei frutti. Le normali varietà da industria, invece, hanno uno sviluppo più contenuto, non sono sorrette da tutori, così che la pianta ricade a terra quando è in pieno sviluppo. La raccolta dei nostri pomodori avviene man mano che i frutti sono maturi sulla pianta, assecondando il loro naturale processo di maturazione. La raccolta viene fatta esclusivamente a mano, rispettando ciascun frutto come fosse unico. Il normale pomodoro industriale viene invece raccolto meccanicamente in un solo momento, così è inevitabile la presenza di frutti con grado di maturazione diverso. Noi, al contrario, possiamo raccontarvi la storia di ogni prodotto raccolto.
I collaboratori sono circa 2500
Iniziamo a parlare di numeri quanti collaboratori? Circa 2500. Quante donne? Nel periodo della raccolta arrivano ad essere 2000. Come mai questa scelta? Riteniamo la donna più precisa dell’uomo, inoltre noi sperimentiamo una maggiore forza di volontà, naturalmente i lavori di forza, come la guida del trattore sono di pertinenza maschile, ma tutti i lavori colturali che vengono adoperati sulla pianta, a partire dalla fase di trapianto fino alla raccolta sono quasi unicamente delle donne. Cosa vi siete detti riguardo quei limiti che spesso portano a screditare un’assunzione femminile, come la resa, la resistenza, la gravidanza, i figli malati, i dolori del ciclo e chi più ne ha più ne metta?
La terra produce vita
“La gravidanza, come la terra, produce vita, va valorizzata, è una cosa normale”. La resa per noi è un valore importante, ma è relativo, proprio in virtù del fatto che noi siamo in primis dei produttori e poi dei trasformatori, fissiamo la resa in base alla qualità che vogliamo ottenere, la resa indipendente dalla qualità è un valore che non ci interessa, la normale raccolta a macchina non ci appartiene perché madre natura non è così brava da far maturare tutti i pomodori allo stesso momento, le raccolte da noi sono ripetute fino a 6 volte, la scelta del maturo da raccogliere dipende dall’operatore e ripeto le donne sono molto responsabili e attente nella valutazione.
Il ruolo delle donne
La maggioranza di queste donne ha dai 40 anni in su, sono donne disoccupate, inserite in una realtà in cui non è nemmeno facilissimo trovare lavoro, apprezzano, a differenza delle nuove generazioni, il lavoro della terra, diventano fedelissime collaboratrici, prendono con serietà il loro incarico, mancano se proprio non possono farne a meno, mancano come mancherebbe un uomo o forse anche meno. È pur vero che entrare a far parte di Finagricola è come vincere un terno al lotto quindi è naturale che il bracciante che ne ha la possibilità poi il lavoro se lo tiene stretto. Questa è una cosa che ci rende fieri nel nostro animo, noi viviamo qui tra queste terre, teniamo molto non solo alla reputazione dell’azienda, ma a produrre un esempio sano e allo stesso modo efficiente di fare impresa.
Nessun lavoratore irregolare
Non esistono lavoratori irregolari, straordinari non pagati, malattie non retribuite, qui hanno tutti regolarmente un contratto, un’assicurazione e tutte le agevolazioni che possiamo. Mio padre mi ha insegnato a rispettare tutti i nostri collaboratori, non intendo venir meno a questo insegnamento. Si ma poi tutta questa bella storia inevitabilmente si riflette sul prezzo del prodotto finale che sale o sbaglio? Se si sanno fare bene i conti non è poi così vera questa affermazione: le macchine costano, la loro manutenzione costa, il loro deposito costa e comunque hanno sempre bisogno dell’intervento dell’uomo. Il lavoro manuale ti permette di salire di qualità, ottimizzare gli sprechi, poi certo fondamentale è essere scelti dal giusto cliente che sa ripagarti delle tue scelte, che trova lui stesso un valore averti tra i suoi scaffali, su questo mio padre ha lavorato molto sin dal principio, i clienti che ci scelgono vedono in noi una serie di plus etici e di sicurezza alimentare e su questa base riusciamo a spuntare dei prezzi più alti che diversamente non renderebbero possibile l’impresa.
Il miglior cliente è la Lidl
Per onor di cronaca devo ammettere che questa sensibilità verso certi valori è molto più evidente nel cliente estero che nel cliente italiano. Malgrado in Italia ci sia conoscenza e continua denuncia di atteggiamenti “truffaldini” sia di manodopera sfruttata che di evasione che di scarsa igiene, quando poi i principi devono essere applicati a casa propria si fa fatica. Al distributore italiano interessa spuntare il prezzo, mentre al cliente straniero interessa avere minore guadagno, ma un prodotto sano. Il miglior cliente, anche se è difficile crederlo, è la Lidl, è senza dubbio una delle società della distribuzione nazionale ed estera più attenta agli aspetti di sicurezza e salubrità alimentare. Questa loro particolare attenzione si desume dalla loro organizzazione che prevede oltre alle normali analisi di laboratorio necessarie prima della spedizione del prodotto (e non dopo come molti fanno) anche la verifica presso le nostre strutture, stabilimenti e aziende agricole, tramite loro personale qualificato.
Come si arriva ad avere “qualità e quantità”?
In agricoltura si parte dall’esperienza, la vita sul campo è fondamentale, come lo studio che oggi non si può tralasciare, la standardizzazione di ogni passaggio. Nulla è lasciato al caso, questo dovrebbe essere valido anche per la più piccola delle attività. Il contadino tende a dire “è mio, è buono”, oggi questo non può essere valido perché sono molti i fattori che possono sfuggire al contadino, lui stesso deve sapersi mettere in discussione; quindi avere all’interno del proprio processo produttivo, un soggetto indipendente che valuta il tuo prodotto è una forma di serietà, di validità oltre che di coscienza. Ti riferisci al laboratorio di analisi di cui voi siete orgogliosi?
La grande produzione di ortaggi
Finagricola produce e commercializza oltre 300.000 quintali di ortaggi ed è proprio grazie a questa massa di prodotto che ha potuto creare al proprio interno un laboratorio di analisi avanzato da un punto di vista tencnologico. Tale laboratorio ha previsto un investimento in apparecchiature e personale che sfiora i 3 milioni di euro ed è solo grazie alle quantità in gioco e quindi al volume di fatturato che esse generano che si è reso possibile questo investimento. Il ruolo del laboratorio è fondamentale ed indispensabile per la garanzia di qualità e salubrità che i nostri prodotti sono chiamati ad assicurare ai clienti più esigenti nazionali ed esteri.
La fattoria didattica
Come si può dire di stare bene se non ci facciamo almeno le analisi del sangue? Vale a dire che per potere essere sicuri della salubrità dei ns. prodotti una azienda seria ed all’avanguardia deve essere in grado di potere misurare con precisione e metodica scientifica quanto sicuri sono i suoi prodotti altrimenti si pecca di arroganza e ritengo che mettere in discussione sempre ogni giorno il lavoro svolto nei campi e negli stabilimenti lasciando al laboratorio il controllo della sicurezza sia un modo corretto per garantire i propri prodotti al consumatore finale e puntare all’eccellenza. Progetti futuri? La fattoria didattica “Cosi Com’è”, con tanto di biolago scavato nella collina. La volontà è quella di avvicinare i bambini all’agricoltura, al lavoro della terra. La nascita del progetto è stata del tutto casuale, di solito dato il progetto si cerca una location in cui attuarlo, in questo caso io mi sono innamorato di un luogo ed ho creato un progetto la cui finalità fosse la sua valorizzazione: Cercavo un appezzamento di 4/5 ettari per costruirmi una casa quando il mio architetto Diego Granese ( a cui devo anche la realizzazione) mi portò a vedere una tenuta che si estendeva dalla collina alla vallata, abitata da distese di ulivi ultra secolari, esclusi data la dimensione (8 ettari) l’ipotesi di una dimora, ma contemporaneamente mi resi conto sin da subito dell’unicità e della potenzialità della location. Dopo una trattativa lunghissima sono riuscito a spuntarla a questo punto avevo il luogo mi mancava il progetto. Nella creazione del progetto ha aiutato una riflessione: oggi i giovani sembrano non essere minimamente interessati al lavoro agricolo, forse semplicemente non ne conoscono la bellezza! Bene iniziamo a fargliela vedere e conoscere sin da piccoli questa bellezza!.