Igor il russo non è russo: verrebbe dalla Pink Panthers, la gang dei serbi
È stata evacuata la zona chiamata Piana cinque tra Lavezzola e Campotto. Agli agricoltori che lavoravano è stato chiesto dalle forze dell’ordine di interrompere la loro attività e allontanarsi dai campi e dalle case. Probabilmente Igor il russo è stato individuato in quella zona. E mentre prosegue lo spiegamento di forze gigantesco per riuscire a catturare lo spietato killer Igor Vaclavic alias Ezechiele Norbert Faher, alias chissà chi altro, il serbo – o russo – di 41 anni accusato dalle Procure di Bologna e Ferrara degli omicidi di Davide Fabbri e Valerio Verri e che da giorni è braccato da più di 1000 uomini delle forze dell’ordine, che non stanno tralasciando nessuno strumento, prende corpo anche un’altra ipotesi, finora sottovalutata: ossia che Igor appartenga, o abbia appartenuto in passato, alla celebre banda internazione delle Pink Panthers, la gang degli ex militari serbi che per decenni ha compouto rapine in tutto il mondo, soprattutto in Europa. E in ogni caso, non è credibile che in quanto ex militare serbo – se è serbo – non abbia avuto mai contatti con i Pink Panthers, che annoveravano circa 200 componenti, quasi tutti ex militari balcanici. L’unica differenza con i Pink Panthers, e non è una differenza da poco, è che in tutte le rapine effettuate non hanno mai ucciso nessuno: insomma non erano rapine violente. Questa banda è nata nel 1993 e ha continuato ad operare fino ad ora, compiendo circa 400 rapine per un totale di 300 milioni di euro – ma c’è che dice siano molti di più – di bottino. A quanto si sa, si tratta di ex militari serbi, arruolati nelle forze speciali e combattenti durante le guerre dei Balcani. Nella banda ci sono, o c’erano, circa 200 persone, l‘Interpol la ha definita la banda criminale più potente e meglio organizzata del mondo. Sempre l’Interpol l’ha chiamata così, dopo una rapina alla gioielleria Myfair di Londra, dove la banda rubò un diamante del valore di mezzo milione di sterline nascondendolo in un barattolo di crema per il viso, come si vede nel film Il ritorno della Pantera rosa. Alla banda piacque il soprannome, tanto che nella loro rapina successiva, a Zurigo, indossarono magliette rosa. L’ardita gang ha agito in tutto il mondo: con azioni rapidissime, inaspettate, organizzate militarmente, ha colpito a Dubai, nella celebre rapina delle Audi, in Svizzera, in Giappone, dove si impossessò di uno dei diamanti più grandi del mondo, in Francia, in Liechtenstein, in Germania, in Lussemburgo, in Spagna, dove però alcuni componenti della banda sono stati arrestati, a Montecarlo, negli Stati Uniti, in Danimarca, in Italia.
Igor si nascose sott’acqua respirando con una cannuccia
La banda è strutturata come si vede solo nei film: i componenti, provenienti da Serbia, Montenegro, Croazia e Bosnia, ma tutti di etnìa serba, parlano fluentemente diverse lingue, hanno le attrezzature militari più sofisticate che esistano, hanno passaporti di tutti i Paese e una maniacale attenzione per il dettaglio: ad esempio, nella lussuosa località di Biarritz, verniciarono una panchina di fronte alla gioielleria per impedire che qualcuno ci si potesse sedere. A Saint-Tropez, invece, dopo la rapina, fuggirono su un veloce motoscafo mentre la polizia rimaneva imbottigliata nel traffico. A Parigi rapinarono la gioielleria Winston travestiti da donne, mentre in Spagna fecero saltare un muro mentre erano in corso i fuochi d’artificio. La rapina più fruttuosa sembra sia stata quella del 2013 nell’Hotel Carlton di Cannes, dove la banda portò via gioielli destinati a una nmostra per 136 milioni di dollari. Inoltre nei loro rifugi è stata trovata ogni attrezzatura per il travisamento: occhiali, maschere, parrucche, baffi, completi da trucco. Va detto che nei loro Paesi di origine, i membri della banda sono venerati come nuovi Robin Hood, perché rapinano solo negozi di lusso ma soprattutto perché le loro azioni sembrano essere una risposta violenta alle sanzioni delle Nazioni Unite alla Serbia e ai bombardamenti sulle città serbe. I velivoli sono utilizzati dai carabinieri per sorvolare dall’alto la zona delle ricerche e filmare le aree più difficili da setacciare, esplorando i punti più complicati da raggiungere. In una deposizione resa nel 2010 agli inquirenti avrebbe raccontato che, per sfuggire ad un arresto per rapina nel Ferrarese, rimase per diverso tempo sott’acqua, in un fiume, respirando con una cannuccia da lui fabbricata. Se l’aneddoto corrisponde a verità è impossibile saperlo con certezza come tutto ciò che riguarda il feroce omicida: dal suo passato al suo vero nome, al suo addestramento. Secondo alcune ipotesi avrebbe militato nell’esercito serbo coinvolto nelle pulizie etniche durante la guerra serbo-bosniaca, secondo altre nell’Armata Rossa, ma di reale si sa solo che è stato arrestato in passato per rapine violente e ha soggiornato nel carcere di Ferrara e che in Serbia è ricercato per rapina con violenza sessuale.