Fantozzi, dove sei? La “consultite” della Raggi è «una cagata pazzesca»

5 Apr 2017 11:49 - di Niccolo Silvestri

Va bene la partecipazione dei cittadini e ancor meglio le “campagne d’ascolto”, ma c’è un limite a tutto. Anche all’ubriacatura da web che, attraverso la sindaca Virginia Raggi, il M5S sta spacciando come la nuova frontiera della democrazia e che invece rappresenta solo una forma regressiva della politica. Eh sì, perché se devono essere i clic dei cittadini a indicare dove costruire lo stadio o ubicare un impianto di compostaggio o, ancora, quali alberi piantare in un viale cittadino, qualcuno può spiegare a che cosa servirà più eleggere degli amministratori sulla base di un programma o iscriversi ad un partito o a un movimento? Ve lo dico io: a niente, se non a nascondere il desolante vuoto progettuale di un sindaco o di un leader. Non per caso la “consultite” permanente è tutta farina del sacco della Raggi, esattamente la stessa che dopo poco meno di un anno di permanenza al Campidoglio sembra ancora la «bambolina imbambolata» notata dal governatore campano De Luca. Certo, il consenso ne gonfia ancora le vele. Ciò nonostante naviga a vista, confermando che non esiste vento favorevole per chi non sa dove andare (Seneca dixit). Da qui la trovata di farsi indicare l’approdo dagli elettori. Davvero geniale. Peccato però che i romani l’abbiano votata per esserne governati piuttosto che consultati all’interno di un meccanismo opaco e inconcludente utile solo a gettare fumo negli occhi nella speranza di occultare un fin qui imbarazzante fallimento politico-amministrativo. Purtroppo, però, non lo dice nessuno. Né gli avversari politici né i media. Anzi, c’è una gara a chi la spara più grossa. C’è chi evoca la polis ateniese, chi strologa sulla democrazia on line e chi scommette sulla fine della casta. È l’effetto dell’egemonia grillina sulla politica recentemente denunciato da Angelo Panebianco sul Corriere della Sera. In realtà, la consultazione permanente via web dei cittadini è solo il compimento dell’involuzione dei partiti in organizzazioni-specchio della società e la loro definitiva rinuncia ad esserne guida come a lungo è stato nel Novecento. La Raggi, nuova “regina” di Roma ha solo sollevato il velo: «Specchio, specchio delle mie brame…»

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