Donna morta dopo il pranzo al “giapponese”. Il ristorante: “Non è stato il sushi”

28 Apr 2017 18:32 - di Redazione

«In relazione alla notizia relativa al decesso della giovane donna marocchina avvenuto all’ospedale di Cesena, dopo il pranzo pasquale presso il ristorante di Savignano sul Rubicone, la direzione del consorzio titolare del marchio Sushiko nega decisamente qualsiasi correlazione fra l’asserita consumazione di sushi e il decesso». Lo mette in chiaro il direttore generale di Sushiko, Ferruccio Ansaldi. «Vale la pena di ricordare – prosegue – che la donna era affetta da una grave forma di asma e che il decesso potrebbe essere stato causato da qualsiasi cibo al quale la stessa era allergica». «Tutte le materie prime che i nostri ristoranti somministrano – assicura Ansaldi – sono selezionate, certificate, tracciabili e provengono dai più importanti rivenditori di pesce nazionali che, già al ricevimento delle materie prime, effettuano sulle stesse un primo rigoroso controllo. Ogni nostro ristorante, di nuovissima generazione, è dotato di abbattitori certificati. La catena del freddo è pienamente rispettata in ogni singolo step del processo anche grazie alla qualificata collaborazione di Havi Logistics, leader internazionale del settore».

“Quel giorno 400 clienti hanno mangiato il nostro sushi”

«Il giorno di Pasqua – fa notare – 400 nostri clienti, intere famiglie con i bambini, hanno pranzato e cenato al ristorante di Savignano. Nessuno ha lamentato alcunché. In un anno i nostri ristoranti somministrano cinque milioni di pasti, i clienti sono in aumento, il che equivale a un riconoscimento della nostra politica sulla qualità del prodotto. Sulla quale, centinaia di accertamenti delle varie Asl e dei Nas dal 2009 a oggi non hanno mai sollevato contestazioni, così come è successo a Savignano subito dopo Pasqua». «E per tutti questi motivi – conclude Ansaldi –  che intendiamo rivolgerci ai nostri clienti di sempre e dire loro che possono continuare a venire tranquillamente nei nostri ristoranti, così come hanno sempre fatto».

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