Delitto di Trifone e Teresa, Ruotolo ammette: “Ero io lo spione su Fb”

1 Apr 2017 13:29 - di Robert Perdicchi

Ha confessato, non il delitto ma il suo ruolo di “corvo” o spione, con cui cercava di mettere in crisi la coppia di fidanzati poi uccisi. “Quei messaggi li ho scritti io, d’accordo con i miei coinquilini”, ha detto ieri Giosuè Ruotolo, il 27enne militare campano accusato di aver ammazzato, a colpi di pistola, a Pordenone, Teresa Costanza e Trifone Ragone. Il delitto, avvenuto nel parcheggio del palazzetto dello sport della cittadina friuliana il 17 marzo 2015, è al centro del processo che vede Rutolo come unico imputato. Il ragazzo ha ammesso di aver creato su Facebook un profilo anonimo dal quale ha inviato alcuni messaggi a Teresa allo scopo di farle sapere che Trifone la tradiva con altre donne, un profilo al quale avevano accesso anche i suoi coinquilini e la sua fidanzata.

Quel tentativo di mettere zizzania tra Trifone e Teresa

“Ci spacciavamo per Annalisa, una ex di  Trifone, per sminare zizzania e mettere in guardia Teresa”, ha detto. Ruotolo, che si dichiara innocente, smentisce liti o risse con Trifone, solo screzi per il saldo dell’affitto o per la presenza eccessiva di donne nella casa condivisa, dove fu danneggiato anche un divano. Screzi, secondo l’imputato, e nulla più. «Ruotolo ha raccontato la sua versione dei fatti – spiega l’avvocato Giacomo Triolo che assiste la famiglia di Teresa Costanza -. È chiaro, però, che più vanno avanti le udienze, più diventa chiaro il quadro accusatorio nei confronti dell’imputato». La strategia di Ruotolo sembra essere quella di allargare il cerchio ai suoi coinquilini, che sono anche i suoi principali accusatori, visto che hanno sempre smentito i suoi alibi. L’impressione è che il ragazzo punti a farla franca per l’insufficienza di prove raccolte dagli investigatori, che dal canto loro, invece, ritengono il ruolo da killer vendicativo di Ruotolo, per gelosie e invidie personali, ampiamente dimostrato dalle carte dell’inchiesta. 

 

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