Blitz degli scissionisti al Senato: Pd sconfitto in Prima Commissione

5 Apr 2017 17:51 - di Valerio Falerni

È l’elezione a sorpresa di Salvatore Torrisi, di Alternativa popolare, alla presidenza della commissione Affari costituzionale del Senato la prima conseguenza parlamentare della scissione che un mese fa ha portato alla nascita di Mdp, il movimento democratico-progressista voluto da Bersani e D’Alema. È una postazione strategica quella in cui si è insediato Torrisi. Passa proprio da lì, infatti, e da quella della Camera (presieduta dal centrista Antonio Mazziotti) la nuova legge elettorale. E il Pd non ne controlla nessuna.

Torrisi (Ap) nuovo presidente di Affari Costituzionali

Il suo candidato, Giorgio Pagliari si è infatti fermato a 11 voti, cinque in meno di quelli raccolti da Torrisi. Due senatori di Ala non hanno partecipato alla votazione e c’è stata una scheda bianca. A certificare che si sia trattato di un blitz e non di un’elezione normale, l’annuncio diffuso in mattinata da Alternativa popolare per «ribadire che il senatore Torrisi non è in gara per la presidenza della Commissione» e che ad essere votato «sarà un esponente indicato dal Pd». Al Senato, però, è accaduto esattamente il contrario con un terzo degli rappresentanti della maggioranza (5 su 16) che non ha esitato a impallinare Pagliari e a dare via libera a Torrisi in un’elezione destinata a lasciare il segno.

Il Pd: «Al Senato strappo grave. Presto conseguenze»

Almeno così lasciano presagire le infuriate reazioni dei renziani che hanno già bollato il blitz del Senato come «una vittoria dei proporzionalisti, delle larghe intese contro il maggioritario». L’indice è puntato contro gli scissionisti di Mdp: «Contavamo sui voti dei centristi e dei 2 rappresentanti di Mdp in commissione – recriminano i senatori del Pd -. Abbiamo avuto la prova che i dem-pro giocano contro. Questo è il primo strappo grave e non passerà senza conseguenze…». Conti alla mano, però, pare che un franco tiratore ci sia anche nel Pd. Particolare, questo, che rende ancor più severo e violento il travaglio nella sinistra, renziana e non.

 

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