Aborto, i numeri smontano gli allarmi: non è vero che ci sono troppi obiettori

19 Apr 2017 17:54 - di Gigliola Bardi
aborto

Non è vero che in Italia ci sono troppi medici obiettori di coscienza e che, di conseguenza, la possibilità di abortire non è garantita. E a smontare l’allarme, che viene lanciato periodicamente dalla galassia pro-aborto e che di recente ha fatto dibattere al punto da mettere in discussione la possibilità di scelta dei medici, sono i numeri illustrati dal ministro della Salute Beatrice Lorenzin nel corso di un Question time alla Camera. 

«Più medici non obiettori di quanti ne servano davvero»

«A livello nazionale, il carico di lavoro per ciascun ginecologo non obiettore è di 1,6 aborti a settimana su 44 settimane lavorative. Numero che – ha precisato il ministro – risulta dimezzato rispetto alla media del 1983». Non solo, «l’11% dei ginecologi non obiettori è assegnato ad altri servizi e non a quelli di interruzione volontaria di gravidanza». Dunque, «il numero di ginecologi non obiettori risulta superiore a quello necessario a rispondere adeguatamente alle richieste di Ivg», è stata la conclusione di Lorenzin, che alla Camera ha riferito i principali indicatori «della legge 194, dettagliati nella relazione al Parlamento del 7 dicembre 2016».

Per l’aborto diminuiscono i tempi di attesa

Ma il ministro ha anche chiarito che «sono in continua diminuzione i tempi di attesa tra rilascio della certificazione e intervento: il 65,3% delle interruzioni di gravidanza è effettuato entro 14 giorni dal rilascio del certificato, e solo il 13,2% è effettuato oltre le 3 settimane: sono tempi che includono la pausa dei 7 giorni per “soprassedere”, prevista dalla legge». Infine un chiarimento sul fenomeno ancora troppo diffuso degli aborti clandestini: la stima più recente «è stata effettuata dall’Istituto superiore di sanità nel 2012 (e non nel 2008, come riferito dagli onorevoli interroganti), con stime fra i 12mila e 15mila casi, per le donne italiane, e fra i 3mila e i 5mila casi per le donne straniere».

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