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L’accusa di Carminati: «I carabinieri del Ros hanno omesso le prove»

L’accusa di Carminati: «I carabinieri del Ros hanno omesso le prove»

Cronaca - di Paolo Lami - 30 Marzo 2017 alle 14:33

Richiama lo Stato alle regole della democrazia, Massimo Carminati. Accusa i carabinieri del Ros di avergli fatto «una porcheria» omettendo le prove nel processo a suo carico». Ricorda che 36 anni fa, ai tempi del conflitto a fuoco in cui lo ferirono all’occhio – era il 21 aprile 1981 – gli spararono «in un appostamento della Digos. Ci hanno sparato come cani, sulla macchina sono stati trovati 145 colpi. Ci hanno sparato e basta, io ero dietro in macchina non sono neanche sceso». E al pm del processo cosiddetto Mafia Capitale, Luca Tescaroli, che definisce «un buon nemico» si rivolge, direttamente, dal carcere di Parma dov’è detenuto e da dove parla in teleconferenza: «lei non mi può smentire – dice a Tescaroli – sa come stanno le cose. Quelle erano le regole d’ingaggio di quei tempi. Punto. Non sono andato a lamentarmi, a piagnucolare. Mi sono fatto la mia galera, 40 interventi di ricostruzione». Il senso è: io ho l’onore del bandito, lo Stato dovrebbe avere la forza delle regole.

Al processo Mafia capitale dovrebbero sfilare i politici che hanno incassato tangenti per facilitare la coop 29 giugno e lo stesso Salvatore Buzzi. Ma per la Procura questo è, prima di tutto, il processo a Massimo Carminati strategicamente “promosso” dai pm, da collaboratore di Buzzi a capo di tutta la banda. Una forzatura mediatica che emerge giorno dopo giorno, udienza dopo udienza finendo per indebolire il castello accusatorio. E così l’ex-Nar ne approfitta per rispolverare i ricordi del passato. E canzonare i pm su quel vestito da bandito che gli hanno cucito addosso in questo processo in cui serviva, per forza, il bandito mafioso.

«Non è una novità che ero in guerra e a quanto pare la guerra con il mondo non è finita, come vede sono l’unico al 41 bis in attesa di giudizio – dice Carminati rispondendo alle domande che gli arrivano da Roma in teleconferenza sul senso delle sue intercettazioni relative alla vicenda della Banda della Magliana – Io posso stare solo contro tutti a me non fa paura».

«Io – aggiunge l’imputato trasformato dai pm in bandito-star – la faccio da solo la guerra, non c’ho bisogno di nessuno. È sempre meglio fare la guerra solo contro tutti che tutti contro uno. Fanno la fila per ammazzarmi, non c’è problema. Ma sarà dura per tutti».

Picaresco, l’ex-Nar ricorda il giorno in cui fu ferito dalla Digos che scaricò contro lui e i suoi amici 145 colpi: «Erano altri tempi, era giusto che andasse così in quel momento e non mi interessa neanche spiegare. Non mi sono costituito neanche parte civile».

Quello che, però, fa inalberare Carminati è la «porcheria» che gli avrebbero fatto i carabinieri del Ros: «hanno omesso le prove. Io sono un bandito – rivendica l’ex-Nar – posso fare qualunque cosa, posso commettere qualunque reato, giusto o sbagliato che sia, perché sto da questa parte della sbarra, ma chi sta dall’altra parte non lo può fare. I carabinieri del Ros hanno fatto una porcheria. Io non ho mai minacciato Seccaroni (Luigi Seccaroni, concessionario di auto a cui Carminati e il suo braccio destro, Riccardo Brugia, si rivolgono, secondo il Ros, quando hanno bisogno di un automobile, ndr) – Lui mi ha preso in giro e ho smesso di parlarci. E poi me lo trovo qui a dirmi che ho minacciato di bruciargli il negozio? Ma non scherziamo. Voglio essere trattato come tutti gli altri imputati».

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30 Marzo 2017 alle 14:33