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La crisi non risparmia i social: Twitter progetta una versione a pagamento

La crisi non risparmia i social: Twitter progetta una versione a pagamento

Cronaca - di Bianca Conte - 24 Marzo 2017 - AGGIORNATO 24 Marzo 2017 alle 16:45

Neppure il generoso ricorso a Twitter di Donald Trump riesce a salvare Twitter dalla crisi: la recessione incalza e la competitività di Facebook incombe, tanto che neppure l’utilizzo smodato del social da parte dei followers di mezzo mondo basta a risollevare le sorti dell’azienda.

Twitter, al vaglio una versione a pagamento

E così, nonostante gli sponsor d’eccezione e la continua e incalzante crescita di utenti a suo vantaggio, a 11 anni dal suo lancio, Twitter potrebbe introdurre una versione a pagamento destinata solo a specifici profili di utenti, attraverso il suo servizio Tweetdeck – un’applicazione che permette di visualizzare in tempo reale tutte le notizie postate dai propri contatti, e che prevede la possibilità di organizzare in schede gli aggiornamenti di stato, le citazioni, i messaggi diretti – come noto  destinato a media, aziende, pubblicità e a tutti coloro i quali hanno la necessità professionale di monitorare il flusso delle notizie in corso. Una notizia che serpeggia in Rete già da un po’, e che proprio nelle ultime ore è stata in qualche modo accreditata da un sondaggio apparso sul microblog in merito all’opzione premium che Twitter starebbe valutando e provando a vagliare, ma solo con alcuni utenti.

Il referendum sul microblog accredita i rumors sul web

“Stiamo portando avanti questo sondaggio per valutare l’interesse per una versione più avanzata di Tweetdeck e per renderlo ancora più prezioso per i professionisti”, ha spiegato la società, alludendo chiaramente a quali potrebbero i destinatari di questo speciale format social a pagamento. Del resto non è una novità dell’ultim’ora che l’azienda Twitter nonostante tanti cinguettii non abbia mai spiccato davvero il volo: anzi, in 10 anni di vita il social network fondato il 21 marzo da Jack Dorsey – oggi a capo della società – non è mai riuscito a chiudere un bilancio in utile. Insomma, che il microblog è sia a caccia di ricavi e di nuove risorse lo ha confermato a fine 2016 anche il percorso avviato dall’azienda mirato a tagliare il 9% della forza lavoro. Quello del profilo a pagamento, insomma, sembra davvero un’ultima spaggia per la società di San Francisco: basterà a togliersi il fiato sul collo soffiato, a parte Fb, ormai anche da Tumblr, Instagram e Baidu, l’ultimo epigono cinese che vanta già 300 milioni di utenti? Ai follower l’ardua sentenza…

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24 Marzo 2017 - AGGIORNATO 24 Marzo 2017 alle 16:45