Il superteste scagiona Gramazio: «Feci il suo nome, ma i soldi erano per me»

4 Mar 2017 14:33 - di Valeria Gelsi
gramazio

«Ho millantato il nome di Luca Gramazio per avere soldi da Buzzi. L’ho truffato, ma i soldi erano per me. Ci ho pagato la macchina e alcune spese personali». A rivelarlo è stato l’ex manager Enav Fabrizio Franco Testa, durante il suo esame difensivo nell’ambito del processo per Mafia Capitale. Testa, secondo l’accusa, era il tramite tra il sodalizio di Salvatore Buzzi e Massimo Carminati e le istituzioni. «Gramazio questa cosa l’ha saputa solo dalle carte e ora mi sento addosso tutto il peso di aver rovinato la carriera politica di un amico e compagno di partito e di un padre», ha aggiunto Testa.

Quelle accuse gravissime contro Gramazio

Luca Gramazio, ex consigliere regionale del Pdl, è l’unico politico per cui sia rimasta in piedi la contestazione del 416bis, ovvero quell’accusa di aver fatto parte di una associazione a delinquere di stampo mafioso che sta alla base del clamore dell’inchiesta, ma che meno di un mese fa è stata archiviata per altri 113 imputati nel processo. Gramazio è anche il politico che ha pagato il prezzo più alto: oltre un anno e mezzo di carcere duro, durante il quale non ha visto il figlio nato quindici giorni dopo il suo arresto.

Indizi smentiti dai fatti

Eppure gli indizi a sostegno delle accuse nei suoi confronti non sempre si erano mostrati solidi come ci si aspetterebbe di fronte a misure così drastiche. Un caso su tutti: la presunta partecipazione di Gramazio a un pranzo a casa di Massimo Carminati, che però avvenne in un giorno in cui lui era in aula alla Regione Lazio. «È stato facile ricordare dove fossi quel giorno, perché era il mio compleanno: ero in consiglio regionale a votare, lo dimostrano i verbali e le telecamere della Pisana», spiegò ormai più di un anno fa l’ex consigliere regionale, durante un’udienza del processo. 

L’interrogatorio nell’aula bunker di Rebibbia

Adesso le rivelazioni di Testa danno un’altra spallata all’idea che questo papà di 36 anni, figlio di una storica famiglia missina e impegnato in politica da sempre, sia stato organico al sistema messo in piedi da Carminati e Buzzi. Lo stesso Gramazio, nell’interrogatorio nell’aula bunker di Rebibbia, che lo ha visto protagonista la scorsa settimana, così come già fatto in altre occasioni, ha risposto puntualmente a tutte le contestazioni, sia chiarendo come circostanze effettivamente avvenute non avessero nulla di illecito, sia smentendo episodi che gli erano stati addebitati, magari sulla base delle intercettazioni di Buzzi, del quale è già emersa una certa tendenza alla millanteria. 

Quegli interventi pro-Buzzi che non ci sono mai stati

Anche su questo, c’è un episodio particolarmente rappresentativo che vale la pena ricordare: una intercettazione in cui Buzzi diceva che «Gramazio ci ha fatto avere un sacco di soldi, un milione di euro per Ostia». Ma «io ho votato contro quella legge regionale», ha spiegato Gramazio in aula, dove ha anche indirettamente ammesso di essere stato in parte artefice dei suoi guai, rivendicando talvolta con l’allora potentissimo presidente della Cooperativa 29 giugno interventi politici che non aveva fatto. Come nel caso di un interessamento per il campo nomadi di Castel Romano: «Ogni giorno – ha ricordato Gramazio – ricevevo richieste di finanziamenti da imprenditori. Loro volevano solo che fosse saldato il debito del Comune nei loro confronti. Io non feci nulla, ma poi mi vantai comunque».

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