E domani al Senato si vota sulla decadenza dell’azzurro Minzolini

15 Mar 2017 20:10 - di Redazione

Salvare il “soldato Minzolini”. Si annuncia quasi una mission impossible, quella affidata a Forza Italia, che domani mattina, a palazzo Madama, in occasione del voto in Aula, proverà a difendere dalla decadenza il senatore azzurro Augusto Minzolini, condannato in via definitiva dalla Corte di Cassazione per peculato continuato nel novembre del 2015 a causa dell’utilizzo della carta di credito Rai. Fino ad ora (sono passati otto mesi dal voto della Giunta per le autorizzazioni a procedere) il giudizio sulla sorte dell’ex direttore del Tg1 è stato rinviato più volte. Anche stavolta, raccontano, il partito di Silvio Berlusconi tenterà di prendere tempo, attraverso l’escamotage dell’ordine del giorno, facendo slittare, di fatto, la votazione. Ma sarà “una partita a scacchi”, si spiega in ambienti azzurri. Magari giocando di sponda con il Pd che, a quanto apprende l’Adnkronos, potrebbe lasciare libertà di coscienza ai propri senatori. L’idea, riferiscono fonti parlamentari, è quella di presentare (ex articolo 135 ter, comma 2, del regolamento) un odg per respingere la decisione della Giunta. Secondo questa norma regolamentare, infatti, se non vengono presentati ordini del giorni difformi, la scelta della Giunta pro decadenza diventerebbe operativa. Ma la strategia di Fi non si fermerebbe qui. E si potrebbe compiere in due atti. Allo studio ci sarebbe anche l’ipotesi di presentare un altro odg per cercare di far ritornare in Commissione la richiesta di escludere Minzolini dallo scranno senatoriale. Questa strategia, riferiscono fonti azzurre, dipenderà dal clima che si respirerà domani in Aula, poche ore dopo il passaggio sulla mozione di sfiducia al ministro Luca Lotti. ”Si tratta di una vera e propria partita a scacchi”, dice a mezza bocca un big azzurro, preoccupato dal rischio di veder bruciare le ultime carte rimaste in mano a Fi per salvaguardare Minzolini. Pallottoliere alla mano, i voti dei 43 parlamentari forzisti guidati da Paolo Romani, non sono determinanti: tutto dipenderà da quel che faranno le altre forze politiche, a cominciare da Pd e M5S, che hanno già votato compatti per la decadenza in Giunta (mentre centrodestra e Lega con i senatori Enrico Buemi, Mario Ferrara e Serenella Fucsia si sono espressi contro la proposta formulata dalla relatrice Pd Doris Lo Moro). “Tutto dipenderà dagli altri, la nostra posizione è chiara”, dice il senatore azzurro ed ex sottosegretario alla Giustizia, Giacomo Caliendo, che domani prenderà la parola in Aula, insieme a Nitto Francesco Palma, mentre Minzolini farà un ”resoconto dettagliato” della sua vicenda giudiziaria. La tempistica del voto (ovvero, la calendarizzazione della decadenza del senatore forzista solo 24 ore dopo la mozione di sfiducia nei confronti del ministro dello Sport), continua a destare il sospetto di uno scambio di favori tra gli azzurri e i Dem per offrire una ciambella di salvataggio al fedelissimo renziano e al senatore berlusconiano. Le sorti dell’ex direttore del Tg1, inoltre, si intrecciano anche con quelle di Berlusconi, dichiarato decaduto dal Senato per effetto della legge Severino nel 2013 dopo la condanna definitiva per frode fiscale sui diritti tv. Entrambi, infatti, hanno presentato ricorso alla Corte dei diritti dell’uomo di Strasburgo contestando la violazione del favor rei. Se l’aula del Senato dovesse far decadere definitivamente Minzolini, questo, secondo alcuni, potrebbe incidere negativamente sul verdetto di Strasburgo nei confronti di Berlusconi.

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