Addio a Giorgio Muratore. Dal Foro Italico all’Ara Pacis sempre in difesa della bellezza
E’ morto a Roma lo storico dell’architettura Giorgio Muratore, all’età di 69 anni. L’annuncio della scomparsa è riportato da Archiwatch, il blog dello stesso Muratore, dove si legge: “Per un ultimo saluto a Giorgio ci vediamo venerdì 10 marzo alle ore 12 alla chiesa di San Saturnino”.
Era nato a Roma il 26 dicembre 1946, si era laureato in architettura con Bruno Zevi, collaborando con Ludovico Quaroni, Paolo Marconi, Paolo Portoghesi, Eugenio Battisti e Tomàs Maldonado. Ha diretto la pubblicazione degli “Annali dell’Architettura Italiana Contemporanea”, ha collaborato alle pagine culturali dei quotidiani La Repubblica, Paese Sera, Unità, Il Messaggero, curato mostre e pubblicato numerosi saggi sulla storia dell’architettura e dell’urbanistica contemporanee. Tra questi anche studi sull’architettura razionalista del Ventennio, cui Muratore guardò sempre senza pregiudizi ideologici: “Foro Italico”; “Cantieri romani del Novecento”; “Sabaudia 1934”; “Angiolo Mazzoni architetto futurista”.
In collaborazione con Giorgio Ciucci ha curato il volume della “Storia dell’architettura italiana. Il primo novecento” (Electa, 2004). Ha insegnato storia delle arti industriali e teorie e storia del disegno industriale presso l’università degli Studi di Roma “La Sapienza” dove, dopo avere insegnato storia dell’arte e dell’architettura contemporanea, era attualmente titolare della cattedra di storia dell’architettura contemporanea.
Muratore non ha esitato a polemizzare con i sindaci di Roma che pretendevano di oscurare o stravolgere le tracce della passata era fascista. Un errore che a suo avviso in nessuna città italiana doveva essere commesso proprio nel momento in cui – spiegava – “il Razionalismo italiano, e in generale il periodo tra le due guerre nel nostro Paese, è in assoluto il capitolo dell’architettura contemporanea più studiato nelle principali università del mondo. Interessa il rapporto creato tra edificio pubblico e spazio esterno, il dialogo con la luce naturale”. Giudicava “imbarazzante” la pretesa – rilanciata dalla presidente della Camera Laura Boldrini – di cancellare dagli edifici gli slogan mussoliniani e si è sempre battuto per il recupero e la valorizzazione del Foro Italico e dei suoi mosaici.
Muratore prese posizione all’epoca contro la teca dell’Ara Pacis e non esitò a schierarsi contro il duo Rutelli-Veltroni in difesa dei sanpietrini nelle vie del centro storico della Capitale. In sintonia con alcune battaglie della destra capitolina, Muratore denunciò l’arroganza della gestione di centrosinistra rispetto all’architettura e ai beni culturali e ne denunciò la dipendenza dalle archistar. “Io credo – affermava in un intervista al Secolo – che tutto ciò derivi dall’estensione del mercato globale ma anche da una perdita del senso della cosa pubblica che porta alla perdita del senso dello Stato e che induce alla privatizzazione e all’alienazione del patrimonio pubblico. In questo modo si distrugge il capitale sociale di una nazione. Facendo così alla fine domani ci vendiamo Villa Borghese. E così beni privati che erano diventati pubblici perché importanti per la società tornano al centro di speculazioni affaristiche”.