70 anni fa il Concordato entrò nella Carta: il duce rimase l'”uomo della Provvidenza”
Non solo la firma dei Trattati di Roma è una ricorrenza meritevole di essere ricordata. Esattamente 10 anni prima, nel 1947, avvenne qualcosa di non minore rilevanza storica: il Concordato siglato da Mussolini l’11 febbraio del 1929 con la Chiesa cattolica fu recepito dai costituenti con 350 sì e 149 no. L’Assemblea approvò l’articolo 5 del progetto di Costituzione che sarebbe diventato il 7 del testo definitivo: “Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani. I loro rapporti sono regolati dai Patti Lateranensi. Le modificazioni dei Patti, accettate dalle due parti, non richiedono procedimento di revisione costituzionale
Il dibattito fu intenso. A favore dell’inserimento del Concordato nella Carta si schierarono la Dc di De Gasperi e, provocando una polemica a sinistra durata decenni, il Pci di Togliatti.
De Gasperi pose la questione in questi termini: o la Repubblica “accetta l’apporto della pace religiosa che questo Concordato offre”, oppure nel “corpo dilaniato d’Italia” si aprirà “una nuova ferita che io non so quando rimarginerà”.
Queste parole non convinsero Pietro Nenni, che annunciò il voto contrario dei socialisti: “Siamo profondamente convinti che la pace religiosa è un bene altamente apprezzabile, ma per noi, la garanzia della pace religiosa è nello Stato laico, nella separazione delle responsabilità e dei poteri, per cui lo stato esercita la sua funzione sovrana nel campo che gli è proprio e garantisce alla Chiesa la sovranità della sua funzione nel campo che le è proprio”.
Molto più pragmatica la posizione di Togliatti: “Ricordo che Gramsci mi diceva che il giorno in cui si fosse formato in Italia un governo socialista, in cui fosse sorto un regime socialista, uno dei principali compiti di questo governo, di questo regime, sarebbe stato di liquidare completamente la questione romana garantendo piena libertà alla Chiesa cattolica”. “Consideriamo definitiva la soluzione della questione romana -disse ancora il leader comunista- e non vogliamo in nessun modo riaprirla. Riteniamo che il Concordato sia uno strumento bilaterale e che solo bilateralmente potrà essere riveduto”.
Sagge parole. Però tutti fecero finta di dimenticare il vero artefice della pace religiosa italiana: Benito Mussolini, che non a caso fu definito da Pio XI l’ “uomo che la Provvidenza ci ha fatto incontrare”. Già, l’ “uomo della Provvidenza”. I costituenti confermarono questo storico merito inserendolo tra i principi fondamentali della Carta repubblicana.