Sotto il Vesuvio scoppia “listopoli”, un altro brutto scandalo targato Pd

3 Feb 2017 16:52 - di Francesca De Ambra

Chissà se anche su “listopoli“, l’ultimo (per ora) scandalo targato Pd all’ombra del Vesuvio, qualcuno in quel partito avrà ancora la sfacciataggine di rigirare la frittata e chiamare in causa i rivali “sporchi, brutti e cattivi” del centrodestra. Di solito a Napoli e in Campania è così: quando nel Pd ne acchiappano qualcuno è sempre perchè era passato prima dalla parte avversa. Così gli “impresentabili” di De Luca e persino cinesi delle primarie. Ma ora con “listopoli” il discorso è diverso.

Candidati a loro insaputa. Persino una ragazza Down

È tutta farina rossa quella che sta insozzando le recenti elezioni amministrative di Napoli con gente (tra cui una giovane affetta da sindrome di Down) che si è ritrovata candidata nella lista “Napoli Vale” a sua insaputa, secondo una formula oggi molto in voga, e che si è vista recapitare dal tribunale la richiesta di rendicontare le spese elettorali sostenute. Richiesta più che mai opportuna, visto che proprio da qui è scattata l’operazione “listopoli” che ha come epicentro la deputata Valeria Valente, già competitor del suo antico mentore Antonio Bassolino, sul quale prevalse in primarie puntualmente finite a pesci in faccia e a carte bollate con tanto di accuse di compravendita di voti sempre in favore della Valente. Costretta ora a replicare tra i mugugni della base, gli attacchi degli avversari, soprattutto quelli diel sindaco Luigi de Magistris che sulla vicenda, da lui definita «squallida, grave e deprecabile» la esorta «ad assumersi le responsabilità politiche».

Al centro di “listopoli” la deputata Valeria Valente

Ad inguaiare la Valente, che intanto fa sapere di non «escludere niente», complotti compresi, sono state le testimonianze dirette dei candidati inconsapevoli. Sono stati loro, infatti, ad informare gli inquirenti di essere stati contattati dalla segretaria della Valente per il modulo sulle spese elettorali e di essersi incontrato con una persona risultata poi essere Gennaro Mola, vecchia conoscenza della sinistra partenopea, già assessore con l’allora sindaco Rosa Russo Iervolino, incarico da cui si dimise per amore amore proprio della Valente, anche lei presente in giunta. «È tutto assurdo e strano – dice ora la deputata Pd in riferimento a “listopoli” – , ho provato a farmi un’idea ma non sono nelle condizioni di averla. Ho chiesto accesso agli atti e ancora non li ho ricevuti. Confido nel lavoro della magistratura». Già, anche noi.

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *