Trump ricorre contro la sentenza sui musulmani, la Corte d’appello respinge
Sale la tensione fra il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, e la magistratura Usa sul blocco dell’ingresso dei cittadini musulmani di sette Paesi arabi. Il braccio di ferro fra i due poteri che sta caratterizzando la presidenza Trump si arricchisce di nuovi capitoli.
Ben deciso a non mollare la presa e con il decisionismo che ne contraddistingue la sua attività imprenditoriale e che ha marcato tutta la sua campagna elettorale fino alla vittoria contro la Clinton, il presidente degli Stati Uniti aveva annunciato alcune ore fa che il Dipartimento di Giustizia americano aveva già presentato, per suo conto, un ricorso in appello contro la sentenza del giudice James Robart sul diritto dei cittadini musulmani ad entrare nel paese.
Robart aveva sospeso l’ordine esecutivo con cui Donald Trump bloccava l’ingresso negli Usa, per 90 giorni, di cittadini provenienti da sette Paesi musulmani.
“Noi vinceremo. Per la sicurezza del nostro Paese vinceremo”, aveva detto ieri sera il presidente Trump al suo arrivo, insieme con la first lady Melania, al gala della Croce Rossa.
Erano stati i giornalisti a chiedergli un commento sulla sentenza del giudice Robart e su un eventuale ricorso. E Trump, per nulla scoraggiato, aveva rivelato, appunto, che il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti, aveva già presentato ricorso.
Ma, qualche ora dopo, in mattinata, il colpo di scena. La Corte d’appello di Washington, secondo il sito di Abc news, ha
annunciato di avere respinto il ricorso presentato dal Dipartimento di Giustizia Usa contro la sentenza di Robart, il giudice nominato dall’ex-presidente repubblicano George W. Bush e poi confermato nel 2004.
La tesi presentata dagli avvocati del Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti contro la decisione di Robart era che il provvedimento era “ampiamente debordante” e che, inoltre, in seconda istanza, il presidente “è il Comandante in capo”.
In particolare gli avvocati dell’amministrazione Trump hanno sottolineato che l’ingiunzione del giudice Robart “viola la separazione costituzionale dei poteri” e “danneggia i cittadini ostacolando l’applicazione di un ordine esecutivo emesso dal rappresentante competente in materia di immigrazione e affari esteri della Nazione eletto” dal popolo.
Inoltre secondo gli avvocati dell’amministrazione Trump, la decisione del presidente sul “rischio posto dall’ammissione di alcune categorie di stranieri è il mezzo migliore per ridurre al minimo questo rischio”.
Ma le argomentazione sono state respinte dalla Corte d’appello.