Tragedia familiare all’Argentario: la strangola con il cavo della stampante

17 Feb 2017 9:41 - di Redazione

L’ha strangolata dopo averle legato il cavo della stampante del pc al collo. Al termine di una lite furibonda. È un nuovo caso di femminicidio. La tragedia si è consumata in un palazzo alla periferia di Porto Santo Stefano, all’Argentario. La vittima si chiamava Anna Edvige Costanzo, 68 anni. È stata trovata senza vita riversa sul pavimento nel suo appartamento, dove viveva con Alberto Novembri, 70 anni, sposato un anno e mezzo fa. L’uomo – come riporta un dettagliato articolo del Messaggero e un servizio dell’Adnkronos – era un pensionato. Ha confessato edè stato rinchiuso in carcere con l’accusa di omicidio volontario aggravato dal vincolo della parentela.

Femminicidio, si cercano le cause della tragedia

I carabinieri lo hanno arrestato su un treno, a Capalbio. Stava tornando da Roma «per consegnarsi alle autorità – ha spiegato il suo avvocato, Roberto Cerboni – È sconvolto per questa tragedia. È stato un raptus di follia». I Novembri vengono descritti dai vicini di casa come due coniugi affiatati, che non avevano mai dato segni di dissapori tra loro.  Quattro figli lei, avuti da un precedente matrimonio, tre figli lui – due maschi e una femmina – avuti dalla prima moglie. L’uomo, ora in pensione, aveva lavorato all’ospedale di Orbetello fino a qualche anno fa. La vittima aveva invece lavorato nel settore alberghiero. Forse qualche dissidio, si racconta, era nato tra i figli e la donna; questo potrebbe aver poi provocato l’incomprensione tra i due anziani coniugi, sfociata nella lite finita in femminicidio.

La confessione per telefono

Novembri avrebbe ucciso la moglie, poi avrebbe raggiunto Roma con bus e treno. Ma, preso dal rimorso sarebbe tornato in Maremma, dove avrebbe provato a contattare i carabinieri dell’Argentario e avrebbe passato la notte al freddo, fuori dalla stazione di Grosseto. I militari lo hanno bloccato e arrestato a Capalbio. Tuttavia decisiva per ritrovare il cadavere e poi anche l’omicida sarebbe stata la telefonata-confessione che il pensionato ha fatto al suo amico tabaccaio: «Ho fatto una cazzata», gli ha detto facendo riferimento all’uccisione della moglie e facendo così scattare l’intervento dei carabinieri. «Dopo il delitto – ha scritto in una nota il procuratore Raffaella Capasso – l’uomo ha tentato di far perdere le proprie tracce, allontanandosi da Orbetello. Sono in corso le indagini finalizzate all’accertamento del movente, verosimilmente riconducibili a dissapori tra i due anziani coniugi». «Era una buona persona, non si è mai comportato male – ha detto ai cronisti la figlia del primo marito della donna strangolata – Una cosa del genere non me la sarei mai aspettata». 

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