Terrorismo, cresce il rischio in Italia dei “lone actors”, ecco chi sono
Qualcuno li chiama “lupi solitari“. Altri, “lone actors“, “attori solitari”. Sono i cani sciolti degli attentati, l’ultima, peggiore, minaccia che arriva dal terrorismo islamico. Imprevedibili. Scollegati dalle grosse organizzazioni. Difficilmente intercettabili. Proprio perché si muovono da soli. Comunicano poco o nulla. E sono molto motivati. Tutti fattori di rischio per l’intelligence e l’antiterrorismo le cui capacità di scoperta e prevenzione si sono affinate di pari passo con gli attentati riuscendo, in molti casi, ad anticipare le mosse degli attentatori. Cosa diversa è, appunto, con i lone actors.
«La serietà e la gravità del rischio di attentati terroristici in Italia è stata anche più autorevolmente rimarcata dal capo della Polizia», dice il ministro della Giustizia, Andrea Orlando ammettendo anche che «tale valutazione trova, peraltro, riscontro nei dati giudiziari relativi alle più recenti indagini, le quali sembrano confermare la presenza, sul nostro territorio, di ”lone actors” pronti ad usare la violenza, in scenari mediorientali o in territorio italiano».
«Sinora, l’azione delle forze di polizia e della magistratura è valsa a scongiurare i più gravi pericoli – sottolinea il Guardasigilli di fronte ai componenti della Commissione Affari costituzionali che lo hanno voluto sentire nell’ambito dell’indagine conoscitiva sull’esame della proposta di legge recante misure per la prevenzione della radicalizzazione e dell’estremismo jihadista, ma «la condizione di relativa tranquillità di cui ha goduto l’Italia finora potrebbe dunque mutare. Una risposta sempre più adeguata alla radicalizzazione violenta diviene, pertanto, una priorità politica».
«Lo sviluppo del terrorismo internazionale in Italia si è evoluto in una duplice direzione – spiega Orlando – Da un lato alcune inchieste hanno rivelato la presenza sul nostro territorio di frammenti di gruppi organizzati attivi in nord Africa, Medio Oriente o nel sub-continente indiano. Dall’altro, è stata individuata una scena jihadista autoctona, caratterizzata da elementi di forte eterogeneità sia nei profili demografici, sia nelle dinamiche di mobilitazione, sviluppatasi in parallelo all’affermarsi del fenomeno dello Stato Islamico. A questi profili evolutivi ineriscono i rischi maggiori», dice il Guardasigilli.
Ma quali sono i profili di queste persone? Quali le modalità di azione? L’International Centre for Counter-Terrorism ha tracciato le caratteristiche dei classici “lone actors” nell’ambito di uno studio più ampio che ha studiato strategie, logistica e metodologie di attacco codificando 72 attacchi fra il 2000 e il 2014 portati da 120 “lone actors“.
La ricerca ha analizzato gli attacchi e i profili dei “lone actors” da quattro punti di vista differenti: la pianificazione dell’attacco e la preparazione, l’applicazione della legge, l’impegno politico on-line e, infine, le caratteristiche personali.
Sono stati studiati elementi e variabili in maniera granulare come l’età, il genere, il grado di istruzione, l’occupazione, la situazione sentimentale, eventuali figli, se fratelli di persone di successo, se soggetti socialmente isolati, se con precedenti di violenza fisica o sanzioni penali, se utilizzatori di droghe o se sofferenti di disturbi di salute mentale, se sotto diagnosi o trattamenti per patologie. Le conclusioni, poco entusiasmanti, a cui sono giunti gli autori della ricerca è che è «molto difficile trovare tratti “tipici” di terroristi nei “lone actors“». L’unico elemento certo è che il 96 per cento dei “lone actors” sono maschi. Un po’ poco per aiutare l’intelligence a fare prevenzione. Quanto ad eventuali disturbi mentali erano presenti nel 35 per cento dei casi. Dati che non sembrano confermare la credenza popolare secondo la quale i “lupi solitari” sono “pazzi”.
Quanto all’isolamento sociale, solo nel 28 per cento dei casi è stato verificato questo aspetto. Che poco significa se poi non correlato con i dati nazionali.
Il discorso si fa più interessando incrociando i dati fra loro. Si è così scoperto, ad esempio, mettendo a confronto l’isolamento sociale con i disturbi di salute mentale – dalla depressione alla schizofrenia paranoica – che i “lone actors” di ispirazione religiosa sono raramente isolati socialmente. Altro aspetto interessante è che l’età media di questi cani sciolti è di 29,7 anni e che gli autori più giovani erano, quasi nella metà dei casi, di ispirazione religiosa.