Terremoto, “modello Marche”: ecco come le imprese si riorganizzano

21 Feb 2017 13:02 - di Orfeo Antonini

In una sequenza di istanti l’intera area appenninica è stata semidistrutta, le perdite in termini umani, culturali ed economici sono state altissime. Ora, non possiamo esimerci dall’imporre a noi stessi delle priorità per garantire una rapida ripresa del territorio, distanziandoci da ogni retorica assistenzialista tipica, ahimè, di questi tempi, ma di certo estranea ai marchigiani, gente schiva e avvezza a fare i conti con la fatica e creatrice di un modello economico dal volto umano, un sorta di capitalismo famigliare fatto di tante piccole e medie imprese: “Il Modello Marche” , cosi efficiente da garantire “tassi di crescita cinesi” e ora così pesantemente danneggiato. Appare quindi evidente che la “ricostruzione” non può che iniziare dalla ricostituzione degli asset economico-commerciali e a tal proposito, credo sia doveroso ricordare le parole di monsignor Battisti all’indomani del terremoto del Friuli nel 1976 : “Prima le fabbriche, poi le case e quindi le chiese”, un monito granitico ancora attuale. Rappresentano quindi un esempio virtuoso tutte quelle realtà nate da e per il territorio, come “Patasibilla” un’associazione di aziende agricole delle Marche aventi sede nei comuni di Montegallo, Montemonaco e Comunanza, ideata con lo scopo di promuovere le coltivazioni locali, grazie agli sforzi sinergici di agricoltori e agronomi mirati a conciliare qualità, redditività e salvaguardia dell’equilibrio naturale.

Le piccole e medie imprese delle Marche

Sebbene Patasibilla sia nata nel 2015 da questi eventi catastrofici ha tratto nuova linfa vitale, poiché non animata dall’etica del profitto e dell’individualismo, ma da un profondo senso di comunità che caratterizza, fin dai tempi remoti la vita nei borghi isolati dei Monti Sibillini. L’operosità unita alla consapevolezza morale di farsi esempio, ha consentito a questa associazione delle Marche, nonostante i danni subiti dal sisma prima e dalle forti nevicate poi, di riuscire comunque a chiudere il bilancio in pareggio e pagare interamente i macchinari acquisiti. Queste persone sono gli ambasciatori di un territorio che non vuole arrendersi, sono il volto più vero dell’Italia. Vorrei che si guardi a queste realtà e che si dica quel che Stazio disse di Virgilio “facesti come colui che cammina di notte, e porta un lume dietro di sé, e con quel lume non aiuta se stesso. Egli cammina al buio, si apre la strada nel buio ma dietro di sé illumina gli altri”.

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