Scissione Pd: le condizioni della sinistra e le spallucce di Renzi
La sinistra Pd vuole andarsene. E Matteo Renzi non sembra avere alcuna voglia di trattenerla. A poche ore dall’avvio della kermesse della sinistra interna in un Teatro a Testaccio la scissione sembra ancora attuale. Pontieri al lavoro ce ne sono senz’altro. Ma anche i guastatori si stanno dando un gran da fare. Roberto Speranza, bersaniano, si veste da guerriero e detta la linea: “La nostra proposta è sensata, facciamo il Congresso nei tempi normali, si faccia una normale azione di governo, si porti il Paese al voto a scadenza nel 2018. Se non c’è questo, il Pd diventa il partito dell’avventura e non esiste più”. L’ assemblea annuisce e applaude. “Senza risposte alle nostre istanze – aggiunge poi Speranza – sarà un nuovo inizio di un percorso politico. Non come chiusura o costruzione di una casa chiusa, stretta e piccola, ma di costruzione di un vero centrosinistra”. Insomma sembrerebbe una sorta di “dado è tratto“. Anche se qualche spioncino aperto c’è ancora. Intanto sulla durata del governo Gentiloni. Che sembra l’ultima roccaforte degli scissionisti dubbiosi. La cui durata al 2018 dovrà essere assicurata. Ma, spiega Bersani “questo dovrà dirlo Renzi, non Emiliano. Questo è il nostro governo, non possiamo lasciargli la spada di Damocle sopra”. In questo clima, domani ci sarà l’assemblea del partito. Franceschini, che è uno dei maggiorenti, intanto se ne sta a Firenze a passeggiare per la città. Con Renzi, dice “ci siamo sentiti ma non ho in programma un incontro con lui”. Si vedranno domani all’assemblea Pd. Se ci sarà ancora il Pd.