Riabilitare i gladiatori di Stay behind: pdl presentata al Senato da Mauro
Vanno pienamente riabilitati i ‘gladiatori’ della sezione italiana della rete Nato “Stay behind“, ( riuniti nell’associazione reperibile al sito www.stay-behind.it). Non furono cospiratori ma volontari che prestarono servizio civile, o almeno così prevede una proposta di legge depositata in Senato.
In realtà i cosiddetti “gladiatori” non hanno mai cessato di lavorare per la piena ‘riabilitazione’ politica dopo le polemiche che all’inizio degli anni ’90 ne fecero uno dei casi politici più scottanti. Al punto che ne derivò una guerra, non tra blocchi ideologici contrapposti Usa-Urss, bensì tra due big della Dc (e dello Stato, essendo l’uno Presidente della Repubblica e l’altro presidente del Consiglio) come Francesco Cossiga e Giulio Andreotti, su cui si innestarono gli attacchi dell’allora Pci, poi Pds.
La notizia è che a palazzo Madama l’ex ministro della Difesa, leader dei Popolari per l’Italia, Mario Mauro, ha depositato un ddl per il “Riconoscimento del servizio volontario civile prestato nell’organizzazione nordatlantica ‘Stay Behind Nets'” (sciolta nel novembre 1990). In base al ddl, l’Associazione italiana volontari Stay Behind, costituita in data 4 febbraio 1994 quale associazione non riconosciuta, “è riconosciuta quale associazione combattentistica e d’arma ed è iscritta nel relativo elenco tenuto dal ministero della Difesa”.
La proposta ricalca quella presentata nel 2014 alla Camera dal forzista Luca Squeri ha come cofirmartari un altro azzurro, Maurizio Gasparri, e il senatore di Gal (nonché cossighiano insossidabile) Paolo Naccarato. In entrambi i rami parlamentari, insomma, è agli atti la proposta che all’articolo 1 equipara “il servizio volontario prestato come personale civile esterno, dai soggetti non inquadrati permanentemente nelle Forze armate, nella rete italiana dell’organizzazione clandestina nordatlantica ‘Stay Behind Nets'” al servizio prestato “presso le Forze armate dello Stato, con esclusione di qualsiasi effetto ai fini retributivi, previdenziali e assistenziali”.
Interessati all’iniziativa devono considerarsi, direttamente o i loro eredi, i 622 cittadini italiani inclusi negli elenchi nominativi suddivisi per regione di appartenenza di cui all’allegato 1 annesso alla relazione sulla vicenda Gladio presentata alle Camere dal presidente del Consiglio dei ministri il 26 febbraio 1991. Sempre all’art.1 si prevede che “l’appartenenza alla struttura Stay Behind è certificata dalla presidenza del Consiglio dei ministri, in conformità alla proposta formulata e su richiesta degli interessati, o, in caso di loro morte, di un loro erede legittimo a nome e per conto di tutti gli altri eventuali eredi, con il supporto dell’Agenzia informazioni e sicurezza esterna (Aise)”.
E’ previsto anche un distintivo onorifico (presentato in allegato al ddl), che, se la proposta facesse il suo corso, verrebbe approvato con decreto del ministro della Difesa e che “il personale militare interno, già appartenente alla struttura Stay Behind e ancora in servizio nelle Forze armate dello Stato, ha facoltà di portare sull’uniforme”.