Renzi in vacanza. Nel Pd si scannano e lui scappa in California
Un viaggio esotico negli States in attesa del congresso e per smaltire l’assemblea di domenica scorsa. Matteo Renzi è in California anche per imparare, come lui stesso ha detto, come si creano nuovi posti di lavoro. I particolari della trasferta sono raccontati a mo’ di diario sul blog dell’ex premier. «Il futuro, prima o poi, torna. E allora facciamoci trovare pronti: anziché litigare sul niente, proviamo a imparare da chi sta costruendo il domani prima degli altri», scrive raccontando il suo primo giorno californiano, perchè «non si può vivere nella paura di tutto, sempre».
Renzi in California per dimenticare
Renzi dice di essere stato molto colpito dalla visita a Tesla, l’innovativa azienda di auto elettriche che ha il quartier generale a Palo Alto («Ho incontrato il vulcanico fondatore, Elon Musk, una personalità che mi aveva sempre incuriosito molto e che non avevo mai conosciuto prima di oggi»). Sedotto da prospettive immaginifiche l’ex rottamatore discetta della scommessa «sulle energie alternative per la mobilità, ma anche per la casa, il sogno di rendere possibile la vita su Marte, il super treno chiamato HyperLoop che sta facendo i primi esperimenti proprio in questi mesi, il design, l’Europa, la sostenibilità». Renzi segnala (al mondo) «solo due argomenti, uno di merito e uno di metodo. Nel merito. La questione ambientale, legata alla sostenibilità e alla green economy, è sempre più centrale nel mondo. Durante i mille giorni abbiamo fatto molto per questo settore ma ne abbiamo parlato poco. E a ogni modo quello che abbiamo fatto ancora non basta. Ci torneremo sopra a cominciare dall’appuntamento del Lingotto (10-12 marzo) dove discuteremo a lungo anche di questo».
Colpa di Gentiloni?
L’Italia prenda esempio dalla California, insomna. Qualcuno lo ha interpretato come una larvata critica al successore Gentiloni che non farebbe abbastanza. Nel metodo, invece, propone l’ottimismo… «Il rischio che lo sviluppo delle nuove tecnologie crei problemi occupazionali più seri di quanto immaginato fino a qualche anno fa è preoccupazione vera e tangibile. Su questo Matteo non ha grandi ricette a parte il suo Jobs Act che non si è rivelato il successo auspicato nelle slide. Sulle cifre dei nuovi posti di lavoro l’ex premier è stato messo alle strette da Marco Travaglio che ha smentito numeri alla mano i 585 mila posti di lavoro in più dal 2014.