Pendolari pagano da 10 anni più di quanto dovuto: colpa di un algoritmo sbagliato
La notizia è di quelle che prima sconcerta, poi indigna, e in terza battuta fa proprio infuriare; specie in considerazione del fatto che quanto rilevato riguarda ignari pendolari e che il “disguido” andrebbe avanti da almeno 10 anni.
Treni, costi sbagliati inflitti ai pendolari
Apprendiamo il tutto – altrettanto sgomenti – dal sito dell’Agi che, sua volta, riprende quello di Repubblica.it, e che, tra dettagli e informazioni collegate, riporta: “Un viaggiatore che, in seconda classe, utilizza il treno fra Torino e Milano sta pagando l’abbonamento mensile di 33 euro più del giusto; l’importo sale a 36 euro per chi si muove fra Ancona e Pescara, mentre peggio va a chi fa il pendolare sulla Milano-Genova perché il suo esborso scorretto sale a 38 euro”… Laddove occorre – per correttezza dell’informazione – aggiungere che il concetto di “giusto” va spiegato e adattato alle singolari circostanze… Ebbene, prosegue l’Agi, quanto rilevato, e cioè che “la formula matematica di base per arrivare alla esatta tariffazione sia sbagliata”, si reitererebbe “non da ieri, o da pochi mesi, ma da ben dieci anni”.
Un algoritmo sbagliato all’origine dell’errore
E questo nonostante le varie associazioni dei pendolari avessero denunciato, già in epoca non sospetta, la loro contrarietà al fatto che, aumento dopo aumento, i prezzi imposti alle tariffe sovraregionali fossero calcolate da tempo sulla base di un algoritmo sbagliato. E così, dopo anni di pressione onerosa, adesso sono i pendolari delle tratte che interessano diversi territori – e che, come riporta l’Agi, “prevedono autonomi prezzi dei titoli di viaggio” – a fare la voce grossa e a minacciare di rivolgersi all’autorità giudiziaria per il risarcimento dei sovrapprezzi sborsati fino ad oggi. Chissà che almeno non ci scappi qualche opportuna convenzione risarcitoria…