L’invasione peggiorerà: e non lo dice la Lega ma l’intelligence italiana…

28 Feb 2017 16:37 - di Giovanni Trotta

Daesh ha tentato di consolidare la propria posizione nel Continente africano attraverso l’acquisizione di un ruolo di primo piano in Libia, sfruttandone la fragilità del contesto politico e l’assenza di un efficace dispositivo di controllo del territorio”. È quanto emerge dalla Relazione sulla politica dell’informazione per la sicurezza 2016, presentata ieri a Palazzo Chigi. Le criticità del Paese “hanno reso possibile l’insediamento di una base strategica dell’organizzazione terroristica a Sirte e di cellule più o meno strutturate a Sabratah e Bengasi, in un generale contesto caratterizzato, a livello locale, da numerose realtà estremiste con proprie differenziate finalità”, sottolineano i nostri servizi di Intelligence. Che ovviamente non dicono – e non possono dire – che il governo italiano ha sbagliato a ubbidire alla Ue nella scelta del premier-fantoccio Fayez al Serraj, ma sono i fatti che parlano. “La situazione libica ha concorso ad alimentare l’effervescenza dei gruppi estremisti nell’intera fascia del Maghreb, dove il terrorismo jihadista, endemicamente intrecciato con i fenomeni di criminalità, ha registrato un rafforzamento negli organici di Daesh, grazie soprattutto alle affiliazioni di gruppi locali. Tutto il bacino del Mediterraneo e l’area intera del Medio Oriente allargato continueranno a essere sotto pressione per le varie crisi aperte, la cui soluzione si presenta complessa quanto complesso è lo scenario che vi fa da sfondo”. E’ quanto prevedono i servizi di Intelligence.

La Libia sito preferito per l’invasione in Italia

Il fronte “di più immediato impatto, che riguarda la Libia, richiederà crescente impegno stabilizzante che faccia prevalere l’interesse comune del Paese su divisioni, tribalismo e personalismi, fattori che permeano fortemente quella realtà; ma il radicamento di tali fenomeni – rafforzato dal recente conflitto interno – lascia intravedere anche per l’anno a venire una situazione precaria, passibile finanche di deteriorare”. Nel 2016 la rotta del Mediterraneo centrale “che lungo la direttrice nordafricana attinge alle nostre coste meridionali” ha rappresentato “la principale via d’accesso all’Europa, anche in relazione ai mutamenti intervenuti ad Ovest e ad Est. Sul versante del Mediterraneo occidentale, i rafforzati controlli congiunti tra Marocco e Spagna hanno sostanzialmente bloccato i flussi attraverso quell’itinerario, riorientandoli in parte verso la Libia, il cui territorio ha consolidato il preminente ruolo di hub di raccolta e partenza dei migranti diretti verso l’Italia, risultando la via di transito più battuta per i migranti provenienti soprattutto dal Corno d’Africa e dal Golfo di Guinea”. Lo sottolinea ancora l’intelligence italiana.

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