L’arcivescovo dopo i funerali dello sposo gay: c’è un solo matrimonio

2 Feb 2017 17:21 - di Redazione

Forse sono sembrate inopportune all’arcivescovo di Torino le parole pronunciate da don Giulio Carrega, giorni fa, al funerale di Franco Perrello, protagonista della prima unione civile gay a Torino, celebrata lo scorso agosto.

Rivolgendosi al compagno, Gianni Reinetti, il sacerdote lo ha ringraziato “perché la vostra ostinazione ci ha permesso di pensare a una Chiesa capace di non lasciare indietro nessuno”. Don Giulio Carrega, delegato dell’arcivescovo di Torino per la pastorale delle persone omosessuali, si è detto favorevole al riconoscimento delle unioni civili anche da parte della Chiesa, tenendo presente la distinzione tra ambito civile e ambito religioso.

La precisazione dell’arcivescovo 

Di qui la precisazione dell’arcivescovo di Torino, monsignor Cesare Nosiglia, sul giornale della diocesi: “Il matrimonio rimane un sacramento e non esiste fondamento alcuno per assimilare o stabilire analogie, neppure remote, tra le unioni omosessuali e il disegno di Dio sul matrimonio e la famiglia composta di uomo e donna e dei loro figli, centro e motore della società”. 

La lettera apostolica del Papa ‘Amoris Laetitia’ – sottolinea Nosiglia – “afferma che ogni persona, indipendentemente dal proprio orientamento sessuale, va rispettata nella sua dignità e accolta con la cura di evitare ogni marchio di ingiusta discriminazione e in particolare di ogni forma di aggressione e di violenza. E la Chiesa di Torino – prosegue – continuerà a sostenere in ogni modo l’istituto del matrimonio e continuerà a promuovere con saggezza ed equilibrio i suoi percorsi di accoglienza e accompagnamento per le persone omosessuali che lo desiderano, ma anche ogni persona che vive situazioni particolari di vita coniugale, i separati, i conviventi, i divorziati e i divorziati risposati”.

Gli omosessuali vanno accolti, ma nel rispetto della parola di Dio

“Nel nostro tempo la chiesa – conclude Nosiglia – sta compiendo grandi sforzi per individuare e perseguire cammini di ascolto, accoglienza, discernimento e accompagnamento spirituale con le persone omosessuali che desiderano approfondire la loro situazione alla luce della fede. E’ tuttavia doveroso che il dialogo e l’incontro si svolgano nella verità del confronto con la parola di Dio e il magistero della Chiesa”. 

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