La Russa: il listone si può fare, ma Berlusconi dica prima che non farà inciuci

2 Feb 2017 14:07 - di Francesco Severini

Perché correre al voto subito? Per andare alle urne con il proporzionale puro? Il vero obiettivo, risponde Ignazio La Russa intervistato dal quotidiano Il Dubbio, è di “ridare la voce al popolo”. Non solo uno slogan: chi frena sul tema elezioni subito sa che gli aggiustamenti sulle leggi elettorali si fanno in pochi giorni o difficilmente si trova un’intesa tra le forze politiche. Quindi trincerarsi dietro queste motivazioni ha il sapore di un alibi “per continuare a campare”. 

Insieme con Berlusconi ma a una condizione

Ma è su Silvio Berlusconi che Ignazio La Russa fornisce le risposte più interessanti. Il Cavaliere non sembra avere tanta fretta di andare al voto e ora in Parlamento si vedrà “chi fa manfrina e chi no”. Ma per La Russa un listone unico del centrodestra è una possibilità da esplorare purché Berlusconi faccia una dichiarazione preventiva: deve impegnarsi cioè ad escludere in ogni caso un governo di coalizione con Renzi”. Tutti insieme in una lista unica del centrodestra, quindi, puntando al 40%. Si può vincere così? “Quando i cittadini – dice La Russa – si renderanno conto che la legge elettorale consentirà di governare a chi prende il 40%, sceglieranno di far prevalere nettamente una delle tre opzioni in campo, quella grillina, quella para-Merkel (cioè renziana) e quella trumpista. Vedrete che anche chi non ha votato negli ultimi tempi, con questo meccanismo si recherà alle urne per evitare un pateracchio”.

Berlusconi e il trumpismo 

Difficile però che Silvio Berlusconi abbracci la fede trumpista, per dirla con La Russa. Il leader di Forza Italia, intervistato dal Corriere dopo l’elezione di Trump, non ha negato analogie con il presidente Usa ma ha sottolineato anche differenze di rilievo: «Intanto una questione terminologica, che non è affatto secondaria: io non interpreto “la destra”, rappresento un centro liberale e popolare, nel quale sono confluite le migliori tradizioni politiche del nostro Paese: da quella cattolica a quella del socialismo riformatore, da quella del liberalismo a quella della destra democratica e responsabile. Per quanto valgono queste definizioni politiche, e credo valgano sempre meno, il mio ruolo è stato e continuerà ad essere questo. Quanto alla linea economica di Trump, ci sono molte analogie ed alcune differenze fra il programma presentato dal presidente degli Stati Uniti e il nostro: è apprezzabile la politica fiscale annunciata, così come l’accento posto sul controllo dell’immigrazione e sulla legalità. Non sono invece condivisibili le scelte protezionistiche e le tentazioni isolazionistiche che ha espresso. Però la politica mi ha insegnato che i leader non si giudicano sui programmi, si giudicano sui comportamenti. Lo vedremo all’opera

 

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