Iran-Usa, l’allarmismo del “Washington Post”: «Trump attento, Teheran è forte»
La stampa liberal non rinuncia ai suoi attacchi alla politica di Trump. L’ultima bordata viene dal Washington Post. Secondo il quotidiano, che non rinuncia a toni di allarmismo, l’atteggiamento “muscolare” assunto dal nuovo presidente nei confronti dell’Iran sta conquistando all’America molti applausi nel mondo arabo sunnita, ma rischia di trascinare Washington in uno scontro denso di incognite. Il Washington Post dedica un lungo articolo al nuovo confronto Usa-Iran. Prendendo le distanze dalla politica seguita da Barack Obama, che in nome dell’accordo sul nucleare ha evitato contrapposizioni troppo dure con Teheran, la Casa Bianca di Trump ha subito lanciato segnali di “avvertimento” a Teheran e molti analisti prevedono un ritorno alle tensioni con l’Iran che hanno caratterizzato gli anni dell’amministrazione di George W. Bush.
«L’Iran è più potente che mai»
La differenza, scrive il Post, è che oggi l’Iran è assai più potente di allora, avendo tratto vantaggio negli ultimi 6 anni dagli sconvolgimenti avvenuti nel mondo arabo per espandere le proprie capacità militari. L’Iran è in grado di proiettare la propria influenza fino al Mediterraneo, dai confini della Nato a quelli di Israele e fino alle propaggini meridionali della Penisola araba.
La Repubblica islamica può contare su decine di migliaia di miliziani, appartenenti a gruppi alleati, pronti a combattere in Siria, Iraq e Yemen e dotati di veicoli corazzati, carri armati e armi pesanti. Al loro fianco, altre migliaia di membri dei Guardiani della Rivoluzione, l’aladell’Iran militare più prestigiosa.
Presenza pervasiva in Medio Oriente
La presenza iraniana nella regione è così pervasiva, scrive il Washington Post, che è difficile comprendere come qualsiasi amministrazione Usa possa capovolgere questa situazione senza destabilizzare i propri alleati, mettere a rischio vite americane, compromettere la guerra allo Stato Islamico e sconvolgere l’ordine regionale emerso con l’Amministrazione Obama.