Il congresso del Movimento nazionale per la Sovranità. Gli interventi
Sulle note dell’Inno di Mameli si è aperta al Marriott Park Hotel la giornata conclusiva del Congresso fondativo del Movimento nazionale per la sovranità, nato dalla fusione di La Destra di Francesco Storace e Azione nazionale di Gianni Alemanno e Roberto Menia, con l’apporto di decine di associazioni e liste civiche. In platea 1500 delegati che ieri hanno approvato per acclamazione il nome e il simbolo della nuova formazione, caratterizzato da una Fiamma stilizzata che richiama quella del Movimento sociale. I lavori sono stati aperti dall’intervento di Franco Mugnai, presidente della Fondazione An. Dopo i vari interventi e la relazione conclusiva di Gianni Alemanno, ci sarà la votazione per l’elezione dell’Assemblea nazionale e degli organi dirigenziali. “Sì a un partito in cui le chiavi di casa non siano in mano a uno che decide tu sì, tu no, e va bene Movimento nazionale, purché sia chiaro che ci riappropriamo di quel campo, la destra, che quando fu abbandonato, lasciò spazio libero a Grillo che non contava niente”, ha detto Domenico Nania, nel suo intervento. L’ex vice presidente del Senato ha sottolineato che la “la sovranità è la nuova frontiera” per un’Italia “che è, esiste, non dipende da nessuno, e i cui cittadini vogliono decidere e respingono una legge elettorale, che sia il Porcellum, l’Italicum o il Consultellum, in cui il popolo non sceglie”. Per Mario Ciampi, già direttore della Fondazione FareFuturo, “il centrodestra deve ripartire da un ceto medio che ha perso il sorriso, da quest’Italia trafitta da un’Europa che è stata l’acceleratrice della crisi anziché essere un elemento di tenuta di fronte agli eccessi del globalismo finanziario”. Ciampi ha evidenziato l’esigenza di lavorare per un’Europa in cui il sovranismo si traduca “in un progetto confederale di Stati”, perché “nessuna destra può essere a favore di un europeismo astratto, lontano dai popoli”. Da parte sua il senatore Maurizio Gasparri di Forza Italia ha detto che “non possiamo accettare esclusioni da parte di nessuno. Chi ha pregiudizi se li faccia passare”. Il riferimento implicito è a Fratelli d’Italia, unica formazione assente di un centrodestra che “realisticamente, di fronte alle divisioni del Pd e all’incapacità del M5S, deve cercare l’unità”. Il vice presidente del Senato, dopo aver difeso le ragioni degli ambulanti e dei tassisti, è tornato sul contributo del Movimento di Storace e Alemanno: “Potremo anche marciare divisi per un po’, ma per colpire uniti e difendere ciò che di buono ha fatto la destra in questo Paese”. Quanto agli altri, ha ironizzato citando Pino Romualdi, “chi c’è c’è, chi non c’è non c’è… e ha ragione chi c’è”. Per Giancarlo Giorgetti, che ha portato il saluto della Lega Nord, “le alleanze si possono fare nella misura in cui siamo chiari tra di noi, sul perché ci si mette insieme: le ammucchiate non servono a molto”. “Non possiamo metterci insieme – ha aggiunto – solo per andare in Parlamento e poi spendere i voti ottenuti per portare acqua al politicamente corretto. Non succeda più: le alleanze si fanno nella chiarezza”. Venendo a Forza Italia, “noi l’alleanza la possiamo pure fare ma come possiamo allearci con chi, come Berlusconi, dopo le elezioni immagina di allearsi con Renzi? Noi siamo genuini – ha concluso – e non vendiamo prodotti contraffatti al nostro popolo. Dobbiamo stare insieme, è vero, ma nella chiarezza, perché senza chiarezza non c’è rispetto per il nostro popolo”. Nel pomeriggio pubblicheremo ampi stralci della relazione di Gianni Alemanno.
(foto dal video di Alessandro Nardi)