Già finito il fuoco di paglia di Podemos? Il partito si divide in due
Movimentisti contro riformisti. A Madrid va in scena lo scontro fra il leader di Podemos Pablo Iglesias e il suo numero due, Inigo Errejon, cruciale per il futuro del partito antisistema che in meno di tre anni è diventato la terza forza politica della Spagna. Iglesias ha aperto il Congresso al Palacio Vistalegre di Madrid con un forte richiamo all’unità e il tema del superamento delle divisioni è stato ripreso anche dal suo rivale. Ma la frattura esiste e i sostenitori del primo hanno salutato con il pugno chiuso, mentre quelli del secondo hanno levato le due dita del segno della vittoria. Il vincitore dello scontro si conoscerà domani. Gli oltre 455mila iscritti al movimento sono chiamati a votare fino alle otto di questa sera su sette punti: quattro relativi al programma (documento politico, organizzativo, etico e sull’uguaglianza) e altri tre sui vertici (segretario generale, consiglio cittadino e commissione dei garanti). Errejon non è candidato alla segreteria contro Iglesias, ma propone un documento politico alternativo. E i due guidano liste rivali per il Consiglio cittadino. Non è chiaro cosa succederà se
prevarrà la linea di Errejon. Iglesias ha già detto di non voler guidare un partito con un progetto politico diverso dal suo.
Le anime di Podemos appaiono inconciliabili
Un tempo inseparabili, il 38enne Iglesias e il 33enne Errejon si sono progressivamente distanziati durante il lungo anno di stallo della politica spagnola. Alle elezioni di giugno Podemos si è alleato con Izquierda unita, storico partito della sinistra spagnola, ma assieme non sono riusciti a battere il partito socialista (Psoe), seppur indebolito. Intanto il Psoe ha cacciato il leader Pedro Sanchez, che aveva inutilmente tentato un’intesa con Podemos, e dato il via libera a fine ottobre al governo conservatore di Mariano Rajoy. Errejon punta ad alleanze puntuali con il Psoe e se passerà la sua linea questo potrebbe destabilizzare l’esecutivo di Madrid, che non ha la maggioranza assoluta e deve negoziare via via l’appoggio necessario per governare. La differenza di vedute è diventata ufficialmente guerra aperta la settimana scorsa quando le due parti non sono riuscite ad accordarsi su un documento comune. Lo scontro interno ha spaccato Podemos e rovinato amicizie nel partito nato dal movimento degli indignados. La numero tre di Podemos, Carolina Bescansa, ha deciso di non ripresentarsi nella direzione e non ha voluto associarsi a nessuno dei due progetti contrapposti. L’atmosfera è dunque decisamente diversa dall’assemblea che in questo stesso palacio de Vistalegre battezzò il nuovo partito nell’ottobre 2014.