Ustica, il gip di Roma: Enzo Fragalà è stato diffamato dal regista Martinelli

25 Gen 2017 18:49 - di Paolo Lami

Rischia di costare molto caro al regista Renzo Martinelli aver utilizzato il nome e l’immagine di Enzo Fragalà – ucciso in un agguato dalla mafia a Palermo nel febbraio 2010 – per il cinico e spregevole personaggio del suo film “Ustica”, un deputato della Commissione Stragi, impersonato dall’attore statunitense Tomas Arana, che, nella sceneggiatura della pellicola, vuole insabbiare a tutti i costi la verità sulla strage del Dc9 Itavia.

La famiglia di Enzo Fragalà, anch’egli deputato, anch’egli esponente della Commissione Stragi, ma che si è sempre battuto, invece, per portare a galla la verità sulla strage di Ustica e su altri episodi di stragi e terrorismo che hanno insanguinato l’Italia, lo aveva querelato. E ora il gip di Roma, Francesco Patrone, pur rigettando la richiesta di sequestrare il film e il libro-sceneggiatura scritto da Martinelli, ammette che vi sono pesanti profili di diffamazione.

«A parere di questo giudice – scrive Patrone nella sua ordinanza datata 10 gennaio scorso – il reato di diffamazione può certamente ritenersi ipotizzabile»: «è ben vero che molti sono gli elementi che separano la figura immaginaria dell’onorevole Fragalà del film con quella del defunto vero onorevole Fragalà» «ma è altrettanto vero che gli elementi che inducono o potrebbero facilmente indurre, lo spettatore-lettore a compiere l’identificazione fra il personaggio reale e quello immaginario sono di valenza molto più marcata».

«Innanzitutto il personaggio immaginario “onorevole Fragalà” si chiama esattamente come il tre volte deputato Enzo Fragalà. E non può essere un caso – sottolinea il giudice romano – E’ un dato di fatto che» Enzo Fragalà «è l’unico deputato della Repubblica italiana, in 17 legislature, di cognome Fragalà».

E ancora, argomenta il gip Patrone, «il vero onorevole Fragalà è stato effettivamente componente della Commissione bicamerale Stragi nel corso della XII e della XIII legislatura, nel cui ambito ha partecipato alla redazione dell’elaborato: “Sciagura aerea del 27 giugno 1980 (strage di Ustica DC9 1-TIGI Itavia)” presentato in data 27 aprile 1999 e integrato, in data 28 giugno 2000, con la “Proposta di discussione finale del documento sulle vicende connesse alla sciagura aerea“».

«In quella sede», ricorda il giudice, Enzo Fragalà contestò apertamente «le conclusioni cui era giunto, con la sua sentenza-ordinanza il giudice istruttore del Tribunale di Roma dottor Rosario Priore, conclusioni che appaiono invece poste – rimarca il magistrato – a fondamento della tesi sostenuta dal Martinelli nelle sue opere».

Ma non finisce qui. «Quando nel film il deputato di Acquaformosa (figura eticamente contrapposta da Martinelli al depistatore disonesto, il finto Fragalà, ndr) si mostra sconcertato dalle affermazioni pronunciate dall’onorevole Fragalà riguardo alla necessità di far prevalere la ragion di Stato sull’esigenza di accertare la verità, il personaggio interpletato da Arana pronuncia la seguente frase: “Acquaformosa… ln questo paese noi abbiamo una sposa americana e un’amante libica!”».
Una «frase – ricorda il giudice Patrone – che risulta essere molto simile a quella effettivamente pronunciata dal vero onorevole Fragalà (probabilmente a propria volta citando l’onorevole Andreotti) all’esito di una seduta della Commissione nel novembre 1998».

«Nella sua audizione di venerdì in Commissione Stragi – disse Enzo Fragalà all’epoca – il generale dell’Aeronautica militare Mario Arpino invece di attribuire all’Aeronautica atteggiamenti depistanti e omertosi, come da anni sostiene la sinistra, doveva far emergere che tra il 1979 e l’80 in Italia vi era una doppia politica estera: una con la “moglie americana e l’altra con l’amante libica».

«E’ dunque innegabile – scrive il giudice Patrone nella sua ordinanza del 10 gennaio scorso – che la scelta di attribuire al personaggio negativo del deputato sottosegretario della Difesa proprio il nome di un personaggio politico realmente esistito e che realmente – sia pure anni dopo rispetto alla ricostruzione cinematografica – ebbe a occuparsi di quella vicenda come deputato membro della Commissione Stragi, sostenendo la tesi opposta a quella sostenuta dal Martinelli e pronunciando delle frasi che la sceneggiatura fa ripetere al personaggio del film, rende plausibile per lo spettatore-lettore l’operazione di riconoscimento onorevole Fragalà del film uguale vero onorevole Fragalà, con conseguente lesione della reputazione del defunto».

Una svista del regista? Non sembra proprio. Perché Enzo Fragalà e Martinelli si conoscevano. E anche bene. E’ lo stesso giudice Patrone a ricostruire e a ricordare cosa accadde fra i due, ripercorrendo la denuncia presentata dalla vedova e dalla figlia di Enzo Fragalà, Silvana Friscia e Marzia Fragalà. Che ritengono non affatto casuale o involontario il collegamento fatto da Martinelli fra l’imbarazzante, spregiudicato e finto deputato Fragalà impersonato dall’attore Tomas Arana nella finzione cinematografica e l’integerrimo, onesto e vero deputato Enzo Fragalà che ha sempre combattuto, senza mai risparmiarsi, per far emergere la verità su Ustica.

Tutto ciò «in ragione di una precedente querelle che aveva diviso il Martinelli – scrive il gip romano – e il vero onorevole Fragalà riguardo al film “Piazza delle Cinque Lune” (sul sequestro e l’omicidio di Aldo Moro, ndr)» nel 2003.
Nell’occasione, sottolinea il gip, Enzo Fragalà «aveva fortemente criticato» il film firmato su Moro da Martinelli. Che non aveva per nulla digerito le critiche del parlamentare.

«Siamo molto soddisfatti del fatto che il giudice Patrone abbia ritenuto l’opera del Martinelli diffamatoria nei confronti della memoria, per noi sempre presente e meritoria, dell’onorevole Fragalà», commenta l’avvocato Caroleo Grimaldi, legale della famiglia del deputato diffamato auspicando che il pm Maria Sabina Calabretta imputi Martinelli per diffamazione nei confronti di Enzo Fragalà.

«E’ un risultato che noi ci aspettavamo – dice l’avvocato Marzia Fragalà, figlia del deputato diffamato – perché è palese che c’è stata una voluta diffamazione nei confronti soprattutto della figura politica e umana e del ruolo che mio padre ha avuto in Parlamento».

Il depistatore disonesto e sprezzante, ferocemente cinico, al quale Martinelli, nel suo film, ha voluto dare il nome e il ruolo in Parlamento di Enzo Fragalà diceva così al suo (finto) collega perbene, Corrado di Acquaformosa: «Non riesco a capire tutto questo interesse per arrivare alla verità sulla strage di Ustica. La storia di questo paese è segnata dalle stragi. Ti conviene imparare ad accettare la verità che la “ragion di Stato” ha permesso di far emergere».

Ecco, se c’è una cosa che Enzo Fragalà non fece mai fu di accettare una verità qualunque, men che meno quella che la “ragion di Stato” voleva far emergere. Ricordano alcuni suoi colleghi che collaborarono con lui nelle varie Commissioni d’inchiesta sulle stragi e il terrorismo: «non solo era una persona onesta fino al midollo ma era un parlamentare con la schiena dritta e senza paura. Si batteva con tutte le sue forze per combattere le tante menzogne e nelle varie Commissioni d’inchiesta era il collega che studiava di più, che più incalzava i testimoni. Che più metteva in imbarazzo chi davvero cercava di non far emergere la verità».

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