Terrorismo, raffica di perquisizioni nel Lazio. A Roma arrestato un tunisino (video)

10 Gen 2017 13:09 - di Federica Parbuoni
terrorismo bandiera isis

È stata chiamata “Black flag”, bandiera nera, l’operazione anti-terrorismo che ha portato all’arresto a Roma di un presunto affiliato di Ansar Al-Sharia, l’organizzazione libica legata ad al Qaeda. L’uomo, Hmidi Saber, già noto alla polizia, aveva in casa una bandiera dell’Isis, la prima originale trovata in Italia. Oltre all’arresto di Saber, la polizia ha eseguito perquisizioni in tutto il Lazio nei confronti di numerosi soggetti sospettati di appartenere ad organizzazioni terroristiche.

L’arrestato: tunisino, 34 anni, noto alla polizia

Saber, tunisino di 34 anni, residente nella zona di Malafede, è considerato un punto di riferimento per l’organizzazione terroristica libica. Un uomo che, nel corso della sua permanenza in Italia e in particolare nelle carceri italiane, ha svolto una intensa attività di proselitismo. Arrivato nel 2008, Saber ha sposato una italiana convertita all’Islam, ottenendo in questo modo il permesso di soggiorno. Non risulta abbia mai lavorato, mentre è nota la sua attività criminale orientata allo spaccio e ai furti

Il proselitismo in carcere 

Proprio per questo l’uomo è finito in manette, visitando sei diversi istituti di pena italiani. E nel carcere di Rebibbia lo ha raggiunto anche quest’ultimo decreto di arresto, il primo legato a reati di terrorismo. Il provvedimento è scattato nell’ambito di una inchiesta partita nel 2014 su luoghi di culto e carceri in cui si svolgeva propaganda islamista. Ma le indagini hanno subito una accelerazione grazie ai controlli seguiti alla morte dell’attentatore di Berlino. In questo contesto, dunque, la polizia ha stretto il cerchio intorno al tunisino, che proprio nel corso delle sue detenzioni, con la scusa di creare gruppi di preghiera, aveva dato vita a una attività di reclutamento di combattenti da inviare in Siria. Lui stesso diceva che, una volta uscito, sarebbe andato in Siria con la famiglia per unirsi allo stato islamico.

Dallo spaccio al terrorismo

L’uomo, inoltre, si era distinto per condotte violente, manifestate anche con pestaggi ai danni dei detenuti cristiani. In cella, inoltre, aveva esultato alle notizie degli attentati terroristici e minacciato gli agenti di polizia penitenziaria giurando che avrebbe tagliato loro la testa inneggiando ad Allah. Non meno pericolosa la sua condotta fuori dal carcere, e non solo per le attività illecite che portava avanti. Quando nel 2014 fu arrestato, aveva minacciato con una pistola gli agenti che lo avevano fermato per un controllo di routine alla Romanina. Fuggito, fu arrestato il giorno dopo a San Basilio. 
 

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