Schiaffo della Ue ai terremotati: l’Italia non può detrarre le spese per il sisma

27 Gen 2017 9:27 - di Robert Perdicchi

Non c’è pietà neanche per i terremotati, la burocrazia europea è cieca e non guarda in faccia a nessuno. Ecco perché la Commissione Ue ha fatto sapere all’Italia di aver già dimostrato di “essere al suo fianco e lo sarà sempre”, “ma le spese per i nuovi terremoti non entrano nella discussione in corso perché la Commissione è pronta ad esaminarle ma è un’altra cosa quella che ci aspettiamo nella risposta alla lettera”, ha detto il commissario Moscovici. Parole sconcertanti, visto che al governo Gentiloni viene chiesto, entro fine mese, di rispondere alle osservazioni della Ue sullo sforamento dei conti e una manovra da 3,4 maliardi di euro da fare a tutti i costi.

La risposta italiana alla Ue su manovra terremotati

La risposta dell’Italia alla lettera della Commissione Europea, che ha chiesto a Roma di dettagliare le misure necessarie ad evitare l’avvio di una procedura di infrazione, “arriverà in tempo, in base alla richiesta della Commissione”, cioè entro il primo febbraio, mercoledì prossimo, ha detto il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, prima di partecipare alla riunione dell’Eurogruppo, a Bruxelles. Sul contenuto della risposta, però, al momento non è possibile avere certezze, e tutte le opzioni sono aperte. E non è possibile escludere, a questo stadio, che il governo decida di rispondere “picche” alla Commissione, assumendosi il rischio dell’avvio di una procedura di infrazione. Dal punto di vista tecnico, le opzioni per ottenere uno sforzo strutturale pari allo 0,2% del Pil per il 2017, necessario a parere della Commissione, non mancano e la struttura del Mef è ovviamente pronta a fornirle, nel caso. Ma la decisione, a questo punto, è politica, non tecnica. E decidere, dunque, spetta alla politica. 

Pronta una procedura d’infrazione contro l’Italia

Una eventuale procedura di infrazione potrebbe avere un impatto sul costo del debito pubblico, facendo aumentare il rischio Paese percepito e, quindi, i rendimenti dei titoli di Stato. Tanto più in un anno in cui, a partire dal prossimo aprile, il Quantitative Easing della Bce, che ha domato i rendimenti dei bond di un Paese che non ha più rating A, inizierà ad essere ridotto. Costi economici possibili e ardui da quantificare, che però vanno messi sulla bilancia con i costi politici che una manovra aggiuntiva comporterebbe. E qui gli economisti, che pure potrebbero, in teoria, anche considerare conveniente una procedura di infrazione, a patto di investire le risorse risparmiate in misure espansive, fanno un passo indietro. Tocca alla politica, appunto. A Gentiloni e Padoan.

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