Ricatto economico di Israele all’Onu: non vi diamo quei 6 milioni di dollari

7 Gen 2017 15:50 - di Paolo Lami

Ricatto economico del governo di Tel Aviv all’Onu. Israele tratterrà circa sei milioni di dollari, tutti soldi dovuti all’Onu, come protesta per la risoluzione 2334 del Consiglio di sicurezza contro gli insediamenti, approvata il 23 dicembre scorso proprio grazie all’astensione degli Stati Uniti che, per la prima volta in assoluto, hanno deciso di non porre il veto.
Un atto unilaterale, quello di Israele, che non mancherà di alimentare ulteriori polemiche rispetto a quelle già in corso per gli insediamenti che il governo di Tel Aviv continua a programmare e a costruire impunemente.
«Questo ammontare – tenta di giustificare così il suo gesto Tel Aviv – rappresenta la porzione del bilancio Onu allocata per le entità anti Israele».
«Non è ragionevole – sostengono da Tel Aviv – che Israele finanzi queste entità».
«L’Onu deve smetterla di supportare questi organismi il cui unico intento è quello di diffondere l’incitamento e propaganda anti-Israele».
E’ stato l’ambasciatore israeliano presso le Nazioni Unite, Danny Danon, a spiegare poi, con un post sul suo profilo Twitter, i motivi di questa scelta di trattenersi i soldi dovuti, invece, all’Onu.
Un portavoce del ministero degli Esteri israeliano ha, poi, confermato il passo all’agenzia stampa Deutsche Presse-Agentur.
Secondo i media locali, il contributo annuale versato da Israele all’Onu è di circa 40 milioni di dollari. Sei di questi, appunto, sono stati trattenuti illegittimamente da Tel Aviv. Una sorta di ricatto economico che ora mette l’Onu nelle condizioni di reagire.
Nella risoluzione contestata dal governo di Tel Aviv, l’Onu riafferma «l’obbligo di Israele, quale potenza occupante, di rispettare scrupolosamente i suoi obblighi legali e le responsabilità ai sensi della Quarta Convenzione di Ginevra relativa alla protezione delle persone civili in tempo di guerra» e «sottolinea che la cessazione di tutte le attività di insediamento di Israele è essenziale per il recupero della soluzione dei due Stati» chiedendo, inoltre, di adottare misure «immediatamente per invertire le tendenze negative».
Il Consiglio di Sicurezza dell’Onu ribadisce, nel testo della risoluzione, «la sua richiesta che Israele cessi, immediatamente e completamente, tutte le attività di insediamento nei territori palestinesi occupati, compresa Gerusalemme Est», rispettando «pienamente tutti gli obblighi di legge in questo senso» e riafferma «che l’istituzione, da parte di Israele, di insediamenti nei territori palestinesi occupati dal 1967, compresa Gerusalemme Est, non ha alcun valore legale e costituisce una flagrante violazione ai sensi del diritto internazionale e uno dei principali ostacoli al raggiungimento della soluzione dei due Stati ».
L’Onu, infine, «ribadisce la sua visione di una regione dove due Stati democratici, Israele e Palestina, vivano fianco a fianco, in pace, entro confini sicuri e riconosciuti». Parole che da Tel Aviv hanno giudicato un’affronto. Rispondendo con il ricatto economico di trattenere sei milioni di dollari dovuti all’Onu.

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