Papa Francesco: ho a cuore i cristiani vittime di rapimenti crudeli
«La vita offerta in dono dal sacrificio dei martiri cristiani ci chiama alla comunione e a camminare più speditamente sulla strada verso la piena unità». È quanto afferma papa Francesco nell’udienza in sala Clementina del palazzo Apostolico in Vaticano ai membri della Commissione internazionale teologica tra la Chiesa cattolica e le Chiese ortodosse orientali, osservando che «come nella Chiesa, primitiva il sangue dei martiri fu seme di nuovi cristiani, così oggi il sangue di tanti martiri sia seme di unità tra i credenti, segno e strumento di un avvenire in comunione e in pace».
Papa Francesco: il sangue dei martiri non è vano
Il Pontefice esorta a «offrire insieme la pace a un mondo ferito e lacerato», ricordando che «là dove violenza chiama violenza e la violenza semina la morte, la nostra risposta è il puro fermento del Vangelo che, senza prestarsi alle logiche della forza, fa sorgere frutti di vita anche dalla terra arida e albe di speranza dopo le notti del terrore». Papa Francesco chiede che il centro della vita cristiana ovvero Cristo morto e risorto per amore «sia il punto di riferimento anche per il nostro cammino verso la piena unità. Ancora una volta, i martiri ci indicano la via: quante volte il sacrificio della vita ha portato i cristiani, altrimenti divisi in molte cose, ad essere uniti!».
«Ho a cuore i sacerdoti in ostaggio»
«Ho a cuore i vescovi, i sacerdoti, i consacrati e i fedeli cristiani vittime di rapimenti crudeli o tutti coloro che sono stati presi in ostaggio o ridotti in schiavitù». Papa Francesco invoca «la fine dei conflitti e la vicinanza di Dio per le popolazioni provate, specialmente per i bambini, per i malati e per gli anziani. Se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme – ricorda citando la lettera di San Paolo ai Corinzi – queste sofferenze sono le nostre sofferenze». Non solo ma il pontefice mette in risalto «l’imperversare della violenza e di atti terribili perpretati dall’estremismo fondamentalista. Siamo consapevoli che situazioni di così tragica sofferenza si radicano più facilmente in contesti di povertà, ingiustizia ed esclusione sociale, dovute anche alla instabilità generata da interessi di parte spesso esterni e da conflitti precedenti che hanno prodotto condizioni di vita miserevoli, deserti culturali e spirituali nei quali è facile manipolare e istigare all’odio».