Nuova crisi fra Giappone e Seul sulle “donne conforto”, schiave sessuali

6 Gen 2017 13:14 - di Paolo Lami

Esplode una nuova crisi diplomatica tra Giappone e Corea del Sud. Oggetto del contendere, ora, le cosiddette, Comfort women, le “donne conforto“, ragazze e donne di varie nazionalità – coreane, giapponesi, cinesi, filippine, ma anche thailandesi, vietnamite, malesi, indonesiane – che sarebbero state rapite nei paesi sotto il controllo imperiale giapponese e costrette dai giapponesi a servire come prostitute nei bordelli per evitare gli stupri di guerra.

Una pagina mai davvero compiutamente chiarita neanche dagli storici che più volte si sono esercitati su questo tema e che hanno cercato di stabilire il numero di queste persone, delle vere e proprie schiave sessuali.

Ora il governo di Tokyo ha deciso di richiamare il proprio ambasciatore a Seul in risposta alla costruzione di una nuova statua in onore delle vittime della schiavitù sessuale delle forze militari giapponesi prima e durante la Seconda guerra mondiale.

Lo ha reso noto il portavoce del governo nipponico, Yoshihide Suga. La statua, che rappresenta una ragazza, simbolo delle circa 200mila “donne conforto” schiavizzate dai militari del Sol Levante, è stata eretta il mese scorso proprio davanti al consolato giapponese nella città di Busan. “Abbiamo ripetutamente chiesto alla Corea del Sud di risolvere la questione in modo appropriato (rimuovendo la statua, ndr), ma la situazione non è migliorata – ha spiegato il portavoce – così abbiamo deciso di prendere questo provvedimento”.

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