Napolitano diventa opinionista. Editoriale sulla Stampa contro il voto Usa
E niente, Giorgio Napolitano a riposarci non ci pensa proprio. Sappiamo che ama consigliare, manovrare, supportare. Sappiamo che tra i giochi di Palazzo si muove con astuzia e maestria. E’ da tenere d’occhio, perciò, il suo debutto come collaboratore della Stampa.
«A due anni dalla conclusione del mio ruolo come Presidente della Repubblica – scrive a commento del primo editoriale – ho apprezzato e accolto con piacere la possibilità di una collaborazione periodica a La Stampa». Una collaborazione che gli consentirà «di sviluppare tematiche politiche e culturali in termini non ancorati alle contingenze e caratterizzazioni quotidiane della vita istituzionale e del confronto pubblico». L’ex presidente scrive che ha sempre trovato il giornale «un esempio di sobrietà e di civile attitudine al dialogo». Per Napolitano «è indimendicabile l’eredità dei terribili Anni 70 nei quali un’assoluta intransigenza e coerenza democratica ne fece – sotto la direzione di Arrigo Levi e pagando lo sconvolgente prezzo dell’uccisione di Carlo Casalegno – una vera e propria trincea di lotta contro il terrorismo e il brigatismo rosso».
Napolitano contro i populismi
Napolitano scrive ancora che «ugualmente essenziale è rimasto per me il magistero di Norberto Bobbio affidato – oltre che a lungo carteggio personale tra me e e lui – ai tantissimi suoi articoli su La Stampa». La rubrica si chiama Idee e il titolo del suo primo articolo è Se si perde il senso della Storia. Nell’articolo affronta il tema del referendum britannico, delle presidenziali americane e del referendum italiano. E attacca: «Il nuovo anno è iniziato in un tempo di grave disordine mondiale tra scosse e sfide globali senza precedenti… Ma non si potrà andare molto lontano se non ci si misurerà con il vero e proprio smarrimento ideale e politico che l’Europa e l’America stanno attraversando… Lo smarrimento di cui parlo, è chiaramente effetto di un’ondata di indiscriminato rifiuto, detatta da molteplici motivi di protesta, insoddisfazione, timore, e sfociata in demagogia dissolutiva, negatrice innanzitutto del ruolo della politica come architrave dell’ordine democratico…». La collaborazione è nuova, i temi sono vecchi: è il solito Napolitano che tuona contro i populismi.